Sandra Maria Dami

26 lug 20166 min

Uno sguardo differente

Sandra M. Dami intervista Maddalena Vianello, autrice del libro "Tra te e me"

Photo © Ilaria Franchini

Io sono donna: il primo assunto semplice da cui cominciare a muovere i passi…Questo tiene acceso il mio sguardo differente e m’invita ai progetti. Feconda il campo della mia amicizia con le altre senza passare per una rottura fra le generazioni che si ripeta come un destino…

Mariella Gramaglia

È stato un libro a farmi incontrare Maddalena Vianello, "Fra me e te", epistolario intenso e vero scritto a quattro mani con la madre Mariella Gramaglia, giornalista e studiosa del movimento delle donne, scomparsa pochi mesi fa. In una Roma estiva Maddalena mi apre la sua casa piena di ricordi perché, mi spiega, è stata l’abitazione dei suoi genitori, luogo della sua infanzia e adolescenza. A volte è un caldo abbraccio, a volte un film che non vorrebbe rivedere, se pensa a come la malattia trasformi luoghi e persone; lei ha deciso di non lasciarla, ma di abitarla.

È un luogo pieno di libri e frammenti importanti di una vita vissuta all’insegna dell’impegno e della conoscenza. L’eleganza e la grazia accogliente di Maddalena compiono il resto di un incontro speciale.

Sandra M. Dami: Giovanissima attraversi il mondo del lavoro con curiosità e inquietudine. Dieci anni, cinque città diverse…

Maddalena Vianello: Se devo fare lo sforzo di guardarmi dall’esterno, cosa per me non facile, ho la sensazione di essere stata una nomade. Sono stati anni molto intensi vissuti sempre fino all’ultimo respiro con curiosità, ma anche con una certa dose d’ansia per non lasciare scivolare le occasioni. Madrid con l’Erasmus è stata l’inizio di un’esplorazione, poi Bruxelles, Londra, Milano, Bologna… Infine sono tornata a Roma. Non guardo a questa vita nomade come ad un errore, ma, se da una parte tutto ciò permette di conoscere il mondo e ricevere anche una formazione umana, dall’altra, crescendo, questo continuo prendere le valige e andare, lascia un fondo di solitudine e di mancanza di radici, che, nonostante il tempo e i distacchi, parlano molto in noi.

Infatti, gli ultimi spostamenti erano diventati più tristi. Non stavo trovando ciò che inseguivo. Oggi, dopo tutto questo mettermi in discussione in luoghi e situazioni diverse, sono una persona altrettanto precaria, ma felice, che si è concessa il lusso di posarsi.

S.M.D. "Fra me e te", segno umile e inedito tra femminismi, ma soprattutto dialogo forte e coraggioso tra due donne, una madre e una figlia per arrivare in fondo alle cose…

M.V. Il libro è nato in una situazione particolare, e non per essere pubblicato.

Abbiamo iniziato a scriverci per tenerci compagnia e continuare a parlare di argomenti sui quali c’eravamo confrontate durante i mesi precedenti vissuti insieme a seguito di un’importante operazione di Mariella e del suo lungo ricovero. Giorno dopo giorno, scrivendo, ci siamo ritrovate un lavoro corposo, frutto del caso, fino a quando non è diventato libro. Inizialmente "Fra me e te" ha avuto il sapore del confronto e un potenziale molto vitale, concreto, emozionante, se penso alle sue presentazioni con mia madre. Oggi assume un significato molto più profondo di quello che potevo immaginare, assomiglia a un dolce arrivederci scritto a quattro mani.

S.M.D. È un libro accogliente e vero dove emergono anche le ruvidezze…

M.V. Mariella ed io non abbiamo avuto un rapporto fra madre e figlia senza spine o senza spigoli, anzi è stato complicato, con grandi momenti di scontro e di allontanamento. Poi di altri in cui ci siamo ritrovate…

S.M.D. Mariella scrive… mia figlia è grande, è madre di se stessa…

M.V. Il riassunto di tutto quello per cui ho sofferto da ragazza… Tu mi hai creato madre di me stessa da quando mi hai messa al mondo come i cuccioli che di lì a poco dovranno cavarsela da soli… toccava una ferita aperta. In verità mi sentivo molto più madre di me stessa di quanto non lo fossi realmente. Non mi è mai mancato niente né materialmente, né da un punto di vista culturale, né da quello di genitori aperti al confronto o con i quali si potesse parlare da persone alla pari. Però, la risposta è che avrei preferito esserlo meno madre di me stessa.

Del resto, Mariella era perfettamente consapevole di non essere stata dal punto di vista dell’accudimento e della cura una madre da dieci e lode. Si dichiarava sufficientemente buona. Lei è sempre stata capace non solo di accogliere e smussare le sue incapacità, ma anche quelle del mondo. Io sono stata meno tollerante di lei e non lo considero un pregio…

S.M.D. Definisci la tua famiglia fuori degli schemi… Perché?

M.V. Con mia madre ho parlato molto di questo. La loro è stata una generazione che si è trovata in una situazione difficile: ha dovuto rifiutare un modello ricevuto di maternità con una cesura netta, che solo le rivoluzioni sanno fare, con un bisogno di reinventarlo completamente come opposto e contrario, ma in questo loro tentativo di costruirne uno nuovo, hanno perso qualcosa, facendo come un corto circuito proprio sulla cura. Quello che prima era opprimente, come controllo, repressione, una visione religiosa molto oscurantista, diventa libertà assoluta… Io ero una bambina insopportabile priva di qualunque disciplina… Ricordo episodi che oggi racconto ridendo e verso i quali non nutro alcun rancore, quali cadute nelle fontane mentre si stava leggendo un libro avvincente o essere riportata dal capotreno a mio padre… Però siamo stati anche una famiglia felice fino a quando la malattia non si è insinuata fra noi.

S.M.D. Madre, figlia e nipote, cosa ha significato per te la tua nonna Anna? Pur essendo una donna emancipata e colta, da un lato scontava il fatto di essere una mamma degli anni cinquanta di fronte ad una figlia che stava facendo la rivoluzione, conquistando la libertà, e dall’altro di essere una nostalgica del fascismo.

M.V. Mia nonna mi portava all’asilo cantandomi Giovinezza, creando fratture familiari epiche. Agli occhi dei miei genitori non ne faceva una giusta! Per me è stata una figura straordinaria e compensatoria. A casa sua finalmente accadeva quello che vedevo accadere nelle case degli altri; mia nonna era il mondo incantato dell’ordine, della ripetitività, dell’immensa sicurezza di cosa poteva accadere durante la giornata. Con gli anni si era anche molto spogliata di tutte quelle durezze della madre che era stata; era una donna divertente, bizzarra, sui generis e si vestiva in maniera folle. Io l’ho amata molto e ho sempre cercato di farla apparire a mia madre meno tremenda di quello che le sembrava. Io con mia nonna non avevo conti in sospeso; la meraviglia del rapporto tra i nonni e i nipoti è che, non essendoci un rapporto di genitorialità, tante colpe non si compiono.

S.M.D. Tuo fratello Michele come ha vissuto "Fra me e te"?

M.V. Per certi aspetti io e mio fratello siamo molto simili. I nostri genitori ci hanno spinto in braccio alla vita dandoci ad entrambi le stesse possibilità. Michele ha avuto un ruolo in questa avventura.

È stato il primo a leggerlo e ci ha anche risposto con una mail molto intelligente che ancora conservo…Voi parlate tanto di donne, del futuro, ma dove sono gli uomini reali, cresciuti da una femminista, che in casa sanno fare qualunque cosa e si mettono in relazione alla pari con le donne, non aspettandosi che si prendano cura di loro, facendo così cadere tutta una serie di clichè? Gli uomini, quelli che sono nelle vostre vite, dove sono? Non ci sono… e ha ragione! Ma lo scambio era già così strutturato che alla fine non siamo riuscite ad entrarci dentro, nonostante riconoscessimo la validità della sua considerazione. Probabilmente se fosse stato Michele a scrivere questo libro con mia madre, l’avrebbe indotta a parlare degli uomini nella loro complessità.

S.M.D. Cosa significa essere figlia di Mariella Gramaglia?

M.V. Avere e allenare uno sguardo differente sulla realtà delle cose; Mariella era una grande sostenitrice dell’incontro intergenerazionale e credeva molto in un rapporto alla pari fra le donne in un sentiero segnato nel quale camminare insieme, ponendo attenzione e sensibilità a tutti quei cambiamenti culturali che ancora ci attendono.

Articolo pubblicato su ArtApp 15 | LA DONNA


Chi è | Sandra M. Dami

Tutor dell’apprendimento e consulente di metodo allo studio, ha collaborato al progetto pilota Aliforti, integrazione fra le risorse della scuola e del sistema della formazione professionale. Per la Caravella editrice ha pubblicato lo pseudo-romanzo La cartella di cuoio e il racconto Miele di Lavanda. Attualmente impegnata nella ricerca di nuovi metodi dell’apprendere fra saperi e pratiche, senza mai dimenticare la cura per i libri e la scrittura.


 
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