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Il rito dell’accoglienza e della bellezza

In Sicilia due porte evocano significati diversi: la Porta di Lampedusa - Porta d’Europa, dedicata ai migranti e la Porta della Bellezza a Catania, simbolo di passaggio e cambiamento

"Porta d'Europa", Lampedusa (AG)

Il tema di una porta definita da un intervento artistico, una porta aperta sul nulla, sul vuoto dello spazio e del cielo del Mediterraneo, che fa lui da sfondo di lapislazzulo, viene affrontato da Mimmo Paladino, artista campano già affermato con le sue inquietanti figure di pietra e i suoi cavalli incastonati in montagne di sale: realizza la “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa”, promossa dal Comune di Lampedusa, da Amani, - organizzazione non governativa a favore delle popolazioni africane - Arnoldo Mosca Mondadori, Alternativa Giovani e la Comunità di Koinonia, col patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Ufficio Italia, del Ministero dell’Interno, della Regione Sicilia e della Regione Puglia. Alla realizzazione hanno collaborato: Collegio di Milano, Fondazione O’Scia, Ceramica Gatti, Michelangelo Lombardi Costruzioni Srl e la Holding Turismo che, attraverso una donazione, ha contribuito alla costruzione dell’opera.



L’isola, terminal di molte disperate migrazioni africane, in fuga da povertà e da guerre, ospita così un’opera d’arte dedicata alla memoria dei troppi migranti che hanno perso la vita in mare e che a Lampedusa non sono riusciti a arrivare, annegati a qualche miglia da Malta o a qualche miglia da Tripoli. Un monumento di quasi cinque metri di altezza e tre metri di larghezza, realizzato con ferro zincato e una speciale ceramica refrattaria, costruita in un laboratorio di Faenza e poi assemblata a Paduli, inaugurato il 28 giugno 2008. Un’opera civile e laica consegnata alle future generazioni, ma già capace di risvegliare nel mondo contemporaneo, spesso distratto e troppe volte aizzato contro i migranti, un sentimento di riflessione e di meditazione sul senso della vita e della morte.


Un “faro simbolico”, una porta puntata verso l’Africa, orientata verso il villaggio di Al Zuwara, al confine fra la Tunisia e la Libia, da cui era partito un peschereccio fradicio, affondato con 140 morti a bordo: testifica una strage senza testimoni, spesso senza sepoltura o con sepoltura anonima e siglata solo con un numero progressivo e la scritta “extracomunitario”. La contrada Cavallo Bianco è attraversata da un sentiero polveroso che sale dal vecchio porto, scavalca una collina e si getta in mare. Della scelta del sito, Paladino dice: «L'artista non dovrebbe celebrare ma raccontare. Ho provato a spiegare qualcosa che avesse a che fare con un esodo forzato, qualcosa di comprensibile a tutti i popoli. Per questo ho voluto la porta il più lontano possibile dal centro abitato e il più vicino possibile all'acqua e quindi all'Africa».


"Porta della Bellezza", Catania


Il quartiere si chiama “Librino” e, con i suoi circa 70.000 abitanti, è parte della periferia di Catania, caratterizzato dal degrado e da una delinquenza che ha il suo centro nel "Palazzo di Cemento", vero e proprio covo mafioso, nonché area di smistamento dei principali atti criminosi (spaccio di droga, omicidi, traffico illegale di armi, ricettazione). Tutto ciò nonostante una “nobile” nascita contrassegnata dai progetti di Luigi Piccinato e Kenzo Tange. Nel 2009 arriva a compimento l’operazione di riqualificazione artistica fortemente voluta da Antonio Presti, artista e mecenate siciliano, presidente della Fondazione Fiumara d’Arte, che con dieci anni di preparazione e partecipazione popolare ha posto le basi per la realizzazione della “Porta della Bellezza”, sequenza di 9000 formelle in terracotta e 13 opere monumentali realizzate da artisti e giovani studenti da loro coordinati.



Le opere, abbinate ad altrettanti testi poetici, sono state applicate su 500 metri di un muro di cemento armato lungo tre chilometri che attraversa il quartiere, tagliandolo in due. Con l’intervento di un’arte partecipata, il muro si trasforma in porta, simbolo di passaggio e di cambiamento. Il progetto è stato realizzato grazie alla partecipazione delle scuole elementari, medie e degli oratori del quartiere, che accolgono 10.000 studenti. Gli artisti e i poeti hanno lavorato per più di due anni direttamente nelle scuole. Le forme di terracotta sono state modellate e firmate dai giovani autori, protagonisti di un percorso etico e artistico mirante a cambiare la storia e l’identità del quartiere: il tema sviluppato è stato quello de “La Grande Madre”, una riflessione sul ruolo femminile nella società contemporanea, mutuato dall’esperienza antica di un'entità basata su caratteristiche propriamente femminili come la riproduzione, la fertilità, il nutrimento, la trasformazione e la crescita, riallacciandosi alla stagionale del mondo naturale: un tempo ciclico legato ai raccolti, alle fioriture, al movimento degli astri sulla volta notturna, al ciclo di morte e di nascita.






© Edizioni Archos

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