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yesterday . TODAY . tomorrow

ZEDAPLUS architetti propone un approccio creativo alla riflessione sul corso distruttivo della natura e delle nostre città

Fin dai tempi antichi l’essere umano ha regolato le sue azioni in armonia con l’ambiente naturale che lo circondava. Con l’avvento dell’industrializzazione, il legame uomo-ambiente naturale, da sempre reputato indistruttibile, è stato compromesso. In modo irrazionale, nel corso degli anni, l’azione dell’uomo esaltata dalle grandiose innovazioni tecnologiche ha alterato gli equilibri della natura. Oggi stiamo vivendo un momento storico caratterizzato da una duplice crisi di dimensioni planetarie (cambiamento climatico e pandemia da COVID19), che ha mostrato la debolezza delle scelte umane. Siamo di fronte all’inaspettato: pensavamo di controllare tutto e invece non controlliamo nulla nell’istante in cui la biologia esprime la sua rivolta.


Se la crisi è una prova d’esame che il Pianeta impone all’uomo per valutare la capacità di adattamento ai cambiamenti, ci trova senza alcun dubbio impreparati, e soluzioni inadeguate e parziali fanno da base a nuove fragilità. Attraverso le misure restrittive imposte dalla pandemia si è resa chiara una realtà sempre più evidente e non più trascurabile: le azioni dell’uomo sono tra le cause principali della crisi climatica.


Siamo interessati ai luoghi in cui viviamo? Cosa fare?

A partire da queste considerazioni ZEDAPLUS architetti propone un approccio creativo al problema che mira a riflettere sul corso distruttivo della natura e delle nostre città. "yesterday . TODAY . tomorrow" è una duplice visione nel tempo della città: una rappresentazione percettiva che si ha del luogo solo attraverso i sensi (visualizzazione “grafica” del clima) e una proiezione al futuro di ciò che ci aspetta se le cose non cambieranno in fretta (visualizzazione scientifica e drammatica dei dati raccolti).


... YESTERDAY


Il mondo è in piena crisi climatica. La razza umana con le sue azioni sta devastando la natura che gli dona tutto ciò di cui ha bisogno amplificando la crisi ecologia in atto, ed è responsabile del degrado estetico e morale della civiltà contemporanea! L’ambiente culturale degli ultimi tempi è sempre più interessato al “come” invece che al “perché”, a ciò che l’architettura diceva piuttosto che alle ragioni per cui esisteva. Era una forma estetica prima di essere qualcosa di fisiologico, e in armonia con l’ambiente circostante. L’essere umano condivide il pianeta terra con altre milioni di specie, eppure si sente il padrone assoluto. Abbiamo turbato e alterato il clima globale, trasformato gli ecosistemi, modificato l’intero territorio naturale. IL PIANETA NON CE LA FA PIÙ. E lo dice senza giri di parole.


MILANO. Ha vissuto l’inverno più caldo degli ultimi 123 anni con una media stagionale di 8 gradi, superiore di 3.5 gradi rispetto alla media degli ultimi trent’anni. I mesi di dicembre e febbraio sono stati i più caldi di sempre, in particolare il 24 febbraio è stata registrata la temperatura massima più alta pari a 20 gradi. Poche piogge e nessuna gelata. Unica nevicata il 13 dicembre.



VENEZIA. La sera del 12 novembre 2019 si ritrova davanti un mar Adriatico gonfio spinto da un forte vento, che la sommerge con 1 metro e 87 cm di acqua. (la più alta dopo il ’66). L’acqua continuava a salire tra le calli trasformate in fiumi, distruggendo barriere, negozi ed edifici di ogni genere. La cripta di San Marco è stata sommersa, la chiesa è inondata, la salsedine penetra e risale scardinando le tessere del pavimento, corrodendo la pietra, minacciando i mosaici.


... TODAY ...


Pandemia planetaria! Un’altra crisi sta sconvolgendo la nostra società: il COVID-19. Ma se guardassimo per un momento da un altro punto di vista -quello della Terra- cosa vedremmo? L’era dell’Antropocene. Deforestazione, sfruttamento dei suoli, emissioni in atmosfera che aumentano ogni giorno, incendi che devastano intere regioni del mondo, ondate anomale di calore che colpiscono il nord Europa, lo scioglimento dei ghiacciai. Tutti fenomeni considerati “lontani” da noi. Lontani come la notizia della diffusione di un nuovo virus che giungeva dalla Cina, convinti che quell’epidemia era qualcosa che non ci riguardasse. Data l’emergenza sanitaria che ha prodotto, la crisi pandemica ha rimosso dalle nostre coscienze quella climatica, posticipandola. Ma le due crisi non hanno nessun confine! Sono entrambe situazioni drammatiche.


La Terra si sta ribellando al vero “virus”: la razza umana!


L’ambiente culturale creato dall’uomo è sempre stato legato alla bellezza di tutto ciò che lo circonda. Oggi, però, il concetto di bellezza dilaga rapidamente con una velocità tale da farci perdere il suo vero significato: come possiamo averne rispetto se ciò che ci circonda sono paesaggi deturpati ma soprattutto banali? Città inquinate, natura sfigurata, paesaggi violati, questo è l’ambiente culturale che la civiltà contemporanea ha contribuito a costruire senza rispetto per sé e per il Pianeta. La drammaticità di questi eventi ci mette davanti ad una scelta: costruire un presente diverso dove il paesaggio non sia più una visione illusoria o tornare alle abitudini di ieri, amplificando l’intensità di tutto questo?


Non possiamo illuderci che la semplice “forza delle cose” produca il cambiamento. Al passivo motto “niente sarà come prima” dobbiamo sostituire l’opposto, attivo e progettuale proposito “niente deve essere come prima”. È il momento di organizzare un “dopo” che non può essere come il “prima” ma neanche come “l’adesso”, dove l’uomo è abituato a convivere con paesaggi devastati da alluvioni, siccità e incendi. Questa non è normalità! Le azioni dell’uomo hanno un’influenza importante sul nostro Pianeta. Basta guardare cosa sta succedendo grazie alle misure imposte da lockdown: dove il pianeta sembra aver fatto una cura “disintossicante”. Le osservazioni satellitari realizzate nelle ultime settimane dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), mostrano come si sia registrata una diminuzione di circa il 25% di emissioni di anidride carbonica e oltre il 40% di biossido di azoto, indicatore della mobilità della popolazione.


È chiaro che la diminuzione di CO2 sarà soltanto un rimedio apparente se non decidiamo di cambiare la nostra educazione, le nostre abitudini nei confronti di ciò che ci circonda. Non è sufficiente mettere la parola “green” davanti a qualunque azione di “oggi” per fingerla diversa “domani”. È solo una variante lessicale ma con gli stessi contenuti. È il momento di riformulare le nostre vite, le nostre priorità, i nostri rapporti reciproci e la nostra connessione con la natura. L’approccio sostenibile non deve più essere una menzogna! Ciò che il mondo sta vivendo deve spingere tutti nel cambiare molti atteggiamenti a beneficio della salute dell’uomo, delle nostre città e del pianeta.



TOMORROW ...


Come saranno le nostre città tra 30 anni? Con un ritorno alla normalità di “ieri”, le conseguenze del cambiamento climatico sul nostro paese saranno ancor più drammatiche. Il clima dell’Italia si trasformerà sempre più in un clima con caratteristiche del tutto simili al Nord Africa, mentre il nord Europa tenderà a “mediterraneizzarsi”; intere zone costiere scompariranno perché sommerse dalle acque. L’aumento dei gas serra nell’atmosfera sta provocando un intenso innalzamento delle temperature e un brusco innalzamento degli oceani e dei mari. Nei prossimi cento anni le città avranno estati ed inverni sempre più aridi e secchi e le acqua saliranno tra i 30 e i 90 cm. Molte città sono destinate a scomparire. La normalità di “domani” sarà sempre più nel deserto o sott’acqua!



Sfrutteremo il nostro ingegno per innescare processi di rinascita o proseguiremo il cammino verso la catastrofe?



© Edizioni Archos

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