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Il sud in soccorso a Venezia

Aggiornamento: 27 mar

La storia di due “foresti”, rispetto alla venezianità



Due cabibbi come si sarebbe detto un tempo prima dell’invasione da parte del Sud del mondo. Meridionali entrambi infatti, Gianluigi Polizzi Sasso da Palermo e Francesca Diletta Botte, romana, ma cresciuta nel beneventano. Giovani, rispettivamente 36 e 31 anni, hanno messo di fatto radici in laguna, casa attuale a San Vidal, (prima alla Giudecca), assorbiti su fronti innovativi quanto a lavoro personale, dalla produzione cinematografica alla profumeria, in esercizi internazionali dove domina la lingua inglese.


Tant’è vero che lei nel suo cv riporta Events Manager, gestisce Water flower, azienda di consulenza e di promozione negli eventi culturali, ricevuta dal marito, dopo aver fatto le ossa in un mastercard svolto a casa in smart working. Lui risponde con Executive Consultant per una casa di produzione, Movies move us, sede a Vancouver, che sforna documentari sociali. L’ultimo, sul pianista Gorini in giro per il mondo, con concerti tenuti in ambiti molto differenti tra loro. Qui, Gianluigi esercita un ruolo autorevole di revisore della sceneggiatura e di controllo finale su tutti gli aspetti tecnici legati alla singola pellicola.



Entrambi laureati a Ca’ Foscari, lei all’Egart, corso di laurea di punta che mescola arte a economia, discutendo della Carmen di Bizet, integrando il tutto con un master pisano, lui in filosofia. La coppia ha fondato nel 2024 una casa editrice, Chárōn, dal nome suggestivo, in greco antico “traghettatore dell’Ade o psicopompo”. Come dire, un singolare sincretismo tra anglocrazia concessa all’appeal internazionale della laguna e fedeltà alle origini mediterranee, dunque greche, del Meridione, insulare e campano.


Qui, lui è ideatore e direttore culturale, lei organizza l’aspetto manageriale e la gestione delle iniziative promosse. Una prima collana, Black on black, dedicata alla narrativa straniera, specie anglo-americano, di indirizzo neogotico, con punte horror, come la prossima pubblicazione sui vampiri. In prospettiva, l’offerta linguistica si allargherà in Cerchi a Babele, nella confluenza con il francese. Tra i primi titoli, Jack London, The minions of Midas and other dark tales, ovviamente in originale. Una seconda, Silhouette, si propone sempre smilzi volumetti che non superino appunto le cento pagine, che si possano consumare nel tempo di un treno da Bassano a Santa Lucia. A Bassano abita il terzo membro di questa casa editrice minimalista, il pittore Elia Lunardon. Un quarto, infine, revisore di testi inglesi, Thomas Clist. Una brevità ossessiva, imposta ai testi selezionati, una sorta di Tic toc editoriale.


La prima uscita, la raccolta di tre novelle pirandelliane, Vie d’uscita. Mappe per mondi altri, su cui mi hanno pregato di scrivere una Introduzione. Storie centrate sul dolore, sul lutto, sulla miseria sociale o morale di sfortunati protagonisti, uomini e donne, con luoghi appunto ben lontani dal contesto in cui si soffre, quale unica salvezza. E forse la memoria del passato e la devozione alle radici personali ha sospinto il giovane editore verso i tre racconti dello scrittore agrigentino. Perché il titolo, se punta ad una geografia diversa, parla obliquamente di emigrazione. La stampa di queste operine comunque si pone sotto l’egida Amazon, con tirature on demand, ossia su richiesta del cliente saltando magari la libreria e esorcizzando così lo spettro dell’invenduto. Strano coniugare una nuova progettualità riferita a Venezia, simbolo perenne di decadenza e di fine secondo letture stereotipe.


Quanti danni di immagine ha arrecato con sé La morte a Venezia di Thomas Mann del 1912, rilanciata dalla trascrizione filmica viscontiana del 1971! Dizionario di luoghi comuni, contrastato da Mario Isnenghi nel suo recente Se Venezia vive. Una storia senza memoria del 2021, che costruisce l’altra città, delle grandi trasformazioni, delle metamorfosi, insomma dei progetti anche politici che maturano al suo interno, nazionalismo fiumano e dannunziano compreso. Nondimeno, le ultime notizie sul clima concedono poche chances alla stessa sopravvivenza della città in chiusura di secolo. Imperturbabili in tal senso, questi poco più che ragazzi si affacciano con grazia caparbia e polso fermo mostrando invece una piena fiducia nel futuro.


Gianluigi Polizzi Sasso, immagine tratta dal libro Oltre le porte chiuse


Gianluigi ha prodotto nel 2021 un suo libro, Oltre le porte chiuse, firmato con il fotografo Dmitri Cebotari, prefato da Angelo Cerulo, direttore ANSA Campania, a cura della moglie. A manipolare le immagini, ha imparato da solo, da febbrile autodidatta. Racconto bilingue (con versione, dunque, anche inglese) fotografico, riguarda la vita angosciante durante il Covid, con la gente sequestrata in casa, tra Venezia e Milano, le strade svuotate. E narra la vita proprio nei primi mesi del lockdown più severo, nella Fase uno come nei romanzi dispotici. Ma la disgrazia è anche una grazia, nella misura in cui si può ritrovare la soggettività prima sacrificata alla socializzazione.

Rimiro la cover del libricino pirandelliano. Mi pare che le magiche bottigliette del Merchant of Venice, quasi un sogno di Murano, con screziature e nuances cromatiche pari alla composizione di fiori e fragranze a sostanziare gli aromi, si siano impadronite della stamperia, portandovi un aroma di Fortuny, il grande tessitore e ideatore di luminarie elettriche al tempo della Belle Époque e della Casetta rossa dannunziana in laguna.


Qui, Francesca si è inventata un suo percorso. The Merchant of Venice nasce nel 2013, senza alcun riferimento a Shakespeare. Indica un marchio di lusso introdotto in laguna dalla Famiglia Vidal, attiva da oltre cent’anni nella profumeria. Rimanda alla tradizione che ha visto la Serenissima all’avanguardia in tale ambito. Da qui, il classico binomio tra Eau de Parfum e Eau de Toilette, completati da articoli per la persona, per l'ambiente e da accessori vari. Il tutto si riporta alle “Mude”, ovvero alle rotte navali che collegavano l'Oriente all'Africa e a tutta l'Europa fino ai mari del Nord, in una complessa sinergia tra materie prime e prodotti finiti. Gli abilissimi artigiani (i muschieri così come i venditori de polvere di Cipro e i saoneri) escogitavano nuove tecniche per rendere i profumi e i cosmetici veneziani oggetto di desiderio in tutte le corti europee dell'epoca. Francesca vi è entrata all’inizio come digital specialist e adesso, salita di rango, gestisce la rete dei negozi. Solo a Venezia,ne abbiamo ben quattro, ovvero  in San Vidal, a San Fantin (ai bordi del Teatro La Fenice, in un’illustre e astuta contiguità), alla Libreria Studium, e a Santa Fosca. E le botteghe, rutilanti di vitree, liquescenti attrazioni, ora espongono anche i libricini fatati e inquietanti, di Chárōn.

 

 

 

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