Natura, Salute e Intelligenza Artificiale
- Alberto Mazzocchi
- 10 ore fa
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Nella moderna medicina occidentale si stanno delineando due principali direzioni di pensiero: la prima cerca di ricostituire il rapporto uomo/natura, la seconda è la “medicina scientifica”, che si concentra sui sintomi più che sull’origine delle malattie

"De Materia Medica" 1224. Preparazione del medicinale dal fiore della vite selvatica
Per la maggior parte delle culture non occidentali la Natura è considerata un’entità vivente dotata di capacità di agire, di intelligenza e di saggezza. Le foreste devono essere consultate dagli sciamani prima di una battuta di caccia, le montagne sono la sede di esseri divini, gli alberi dimora di antenati. Gran parte delle culture indigene perciò considera la Terra viva, senziente e madre, in grado di prendersi cura degli esseri umani, come sostengono tutte le culture del centro e sud America con la denominazione di Pacha Mama, la grande Madre Terra. L’animismo è stato sempre considerato dagli studiosi occidentali un fenomeno arretrato e primitivo e come tale criticato.
Da poco però filosofi e scienziati cominciano a pensare che le popolazioni animistiche abbiano sviluppato intuizioni importanti come il fatto che la percezione animistica è archetipa, antica e primordiale e che l’organismo umano è intrinsecamente predisposto a considerare la Natura viva e dotata di anima e che noi soffochiamo questa modalità di percezione a spese della nostra stessa salute e di quella del mondo naturale (Sandra. Harding). Con questa brevissima premessa diventa già molto difficile pensare che un’Intelligenza Artificiale, basata su precisi modelli matematici possa in qualche modo comprendere le complesse interazioni non materiali che avvengono in natura. La scienza meccanicistica degli ultimi secoli ha creato il mito del “progresso”, ma ha inevitabilmente generato una serie di disastri: inquinamento delle acque e dei terreni da parte di aziende chimiche, bombe atomiche e incidenti nucleari, cambiamenti climatici, impoverimento dei campi con agricolture intensive, solo per citarne alcuni.
L’arrivo della cosiddetta IA, l’intelligenza artificiale, sembra perciò porre tanti dubbi e tante domande sul nostro futuro e ancora di più sulle ricadute riguardo la salute umana, visto che l’uomo è un organismo facente parte della Natura. Nella medicina moderna occidentale si stanno delineando due direzioni di pensiero principali. La prima considera la medicina un’arte e cerca di ricostituire il rapporto uomo/natura, recuperando la visione antica della triade corpo, anima e spirito. La seconda punta esclusivamente sul corpo fisico, leggendo la salute come un equilibrio di valori strumentali (esami del sangue, ecografie, radiografie ecc.) da correggere e integrare possibilmente con l’opportuno farmaco di sintesi.
Questa seconda direzione è ovviamente ben descritta nella emergente telemedicina, ovvero diagnosi e terapie, suggerite a distanza da specialisti, che giudicano la salute in base ai referti strumentali ed è chiaramente un campo dove l’IA potrebbe sostituire rapidamente il ruolo del medico. L’opinione del pubblico degli ultimi anni sembra altrettanto divisa nei due gruppi. Molti malati chiedono una medicina più “naturale” o comunque legata al recupero di estratti fitoterapici o cibi biologici, ma soprattutto con un recupero del rapporto umano tra medico e paziente, come era una volta la figura del medico condotto, considerato quasi un membro della famiglia. Altri malati sembrano credere maggiormente nelle terapie più moderne, convinti che l’esame “microscopico” del nostro corpo, eseguito con esami e strumenti sempre più sofisticati, possa risolvere ogni dubbio e calmare le paure di malattie gravi.
Quest’ultimo aspetto sembrerebbe frutto della spinta che la medicina moderna ha avviato, dalla metà del secolo scorso, con la definizione di “medicina scientifica”, dove le cause di malattia debbano ricercarsi solo in un agente specifico microscopico (per lo più un virus, un batterio o un agente chimico), dimenticando la dimensione emozionale e spirituale delle persone. Indubbiamente un’Intelligenza Artificiale rappresenta un grande ausilio nell’individuare agenti microscopici di malattia, ma finisce per concentrarsi sui sintomi più che sull’origine delle malattie. Questa viene compresa solo dall’intuizione del medico capace, in grado di leggere anche gli aspetti mentali e caratteriali del malato che costituiscono la base dell’individuo.
Come spiegava Steiner nelle sue celebri conferenze di un secolo fa: il medico deve perciò ricercare altri sintomi oltre a quelli corporei. Un osservatore sapiente può scorgere il sopraggiungere della malattia nel difettoso funzionamento della vita, già molto tempo prima che la patologia si manifesti. Nell’uomo la malattia è solo espressione di una vita di sentimento abnorme. Senza parlare delle paure che accompagnano sempre i malesseri umani. Pensiamo davvero che una IA possa rassicurare, con le dovute maniere, un’anima ferita come quella del malato? Ovviamente pesano in modo preponderante gli investimenti economici che negli ultimi decenni hanno pesantemente influenzato il pensiero medico.
Senza entrare troppo nel dettaglio, le grandi aziende farmaceutiche macinano utili miliardari che potrebbero incrementare ulteriormente con i suggerimenti di una IA. A loro volta le stesse aziende sono controllate da grossissimi gruppi di investitori finanziari che leggono la salute solo come opportunità di guadagno e spingono perciò i medici in direzioni non sempre benefiche per il malato. L’Intelligenza Artificiale sembra sollevare più dubbi che certezze: La vita umana non può essere ridotta ad algoritmi per quanto geniali. Speriamo che l’umanità si rivolga anche alla ricerca interiore per incamminarsi verso un progresso reale.