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La casa di delizia: un set metafisico

I costumi teatrali di Giorgio de Chirico, custoditi a Villa Roncioni, interpretati da Caterina Salvi Westbrooke


Villa Roncioni, a San Giuliano Terme (PI) | Fotografie di Caterina Salvi Westbrooke


La casa di delizia, il giardino e la fattoria è il titolo di un libro che racconta le vicende di Villa Roncioni, iniziate nel 1468 quando la nobile famiglia ac­quistò una proprietà agricola con un casino di caccia nella campagna fuori Pisa. La villa vera e propria fu costruita nel Settecento e poi trasformata più volte. Le sale interne furono decorate con false prospettive, sce­ne grottesche e mitologiche in stile rocco­cò. Nel 1822 Francesco Roncioni fece costrui­re la Bigattiera, un edificio per l’allevamen­to dei bachi da seta, di gusto neogotico: un fiabesco padiglione ai limiti del prato, con un fronte traforato di bifore, adorno di statue in terracotta e coronato da pin­nacoli, che nascondeva la sua insolita de­stinazione d’uso.



Oggi le sale affrescate ospitano la vasta collezione di costumi teatrali della Sartoria Cerratelli. Fra questi spiccano gli oltre centottanta che Giorgio de Chirico disegnò e dipinse a mano, uno per uno, nel 1933 per l’opera I Puritani di Vincenzo Bellini. Qui la fantasia dell’artista si esprime liberamente; ogni personaggio è pensato come un manichino-marionetta e ha sulla testa parrucche colorate o cimieri dalle piume sgargianti. Nessuno dei costumi ha ricercatezze particolari nella foggia del vestito e solo differenti segni grafici e geometrici li differenziano aumentandone la suggestione metafisica.



De Chirico disegnò anche le scenografie. La terza scena del I atto riproduce un pavimento di assi di legno in una forte accentuazione prospettica all’interno di uno spazio voltato dove due grandi bianche figure di guerrieri senza volto, chiusi in semplici corazze lunari, stanno immobili dentro grandi nicchie rosse. Sui due lati che limitano la scena si aprono - come quadri nel quadro - quattro grandi archi che riportano all’interno prospettive di città immaginarie con torri, mura e pinnacoli emergenti da piazze deserte ma animate da grandi tende a colori lineari festosi. Allo spazio interno, ancora vuoto, in attesa dei commedianti, corrisponde uno spazio esterno lontano. Si evocano il sogno e il silenzio.



Il segno grafico appare sciolto ma sommario, e solo il colore suggerisce il desiderio dell’artista di creare una irrealtà concreta all’interno di quello spazio elementare e di quella forte accentuazione prospettica del pavimento. Questa scenografia ingrandita fa da sfondo ad una sala della mostra allestita oggi a Villa Argentina a Viareggio, insieme a trenta costumi scelti fra quelli conservati a Villa Roncioni. La Villa, la bigattiera e il gran­de cancello si contrappongono fra di loro, appoggiati sul prato come scene su un palcoscenico e proiettano ombre precise come sulle tavole di legno di una scena teatrale.



Qui, in questo set metafisico, ho immaginato di vedere i costumi dei Puritani prendere vita e lasciare le sale af­frescate per uscire all’aperto nel sole dove si muovono, si raggruppano, si parlano, si addentrano nel bosco o stanno immobili sul prato come in attesa di un evento insolito e imminente. Ho pensato di far fotografare i manichini re­alizzando immagini incantate pervase di atmosfera metafisica e inquietante.



Ho affidato questo compito a Caterina Salvi Westbrooke. Una fotografa molto speciale capace di creare immagini che consen­tono di avvicinare con le loro focalizzazio­ni, con le loro inquadrature significative un vero e proprio mondo ulteriore, resti­tuendo il rumore dei sogni in uno stato psi­cologico emotivo. Le sue fotografie richiamano il Teatro del Mondo come qualcosa che deve essere co­nosciuto al di fuori dei canoni tradiziona­li.


Ci fanno entrare in uno spazio imma­ginario, fantastico, ma nello stesso tempo concreto e vicino, facendoci partecipi di una reale irrealtà. Ambientate all’esterno della villa, le fotografie di Caterina acqui­stano uno speciale potere evocativo. Il tempo pare sospeso nell’attimo del­lo scatto, nel fermare quanto normalmen­te è fuggevole per riporlo nel gioco della percezione dove l’immagine è custode di un’altra realtà.



Le fotografie sono raccolte nel catalogo della mostra Maschere Movimento Manifesti. Lucio Venna e Giorgio de Chirico che ho curato e allestito nelle splendide sale liberty di Villa Argentina a Viareggio fino al 5 maggio 2024. Promossa dalla Fondazione Carnevale di Viareggio è dedicata alle innovazioni di primo Novecento: metafisica e futurismo. Protagonisti sono Giorgio de Chirico con i suoi costumi per I Puritani e Lucio Venna con i suoi manifesti per il Carnevale di Viareggio.


© Edizioni Archos

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