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Un Amore di Museo

14 febbraio 2024, Festa degli Innamorati, al Museo Santa Caterina un selfie e un bacio davanti a Wally ed Emanuele


Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, collezione privata


Nella Festa degli Innamorati è diventata una tradizione baciarsi al Museo Santa Caterina di Treviso, con immancabile e indimenticabile selfie. Di anno in anno lo scenario muta: l’Amore e Psiche di Antonio Canova, tre San Valentino fa, Adamo ed Eva di Arturo Martini, lo scorso anno. Per questa edizione due autentici capolavori di Alberto Martini, i ritratti davvero emblematici di una grande, “impossibile”, storia d’amore: quella tra Wally, figlia secondogenita del maestro Arturo Toscanini, e il conte Emanuele di Castelbarco, biondo nobiluomo ben più attempato della frizzante figlia del compositore e, cosa peggiore, già da tempo sposato e padre di 3 figli. Tra loro fu subito colpo di fulmine. Per le famiglie e per la società la loro era una “tresca” che non doveva esserci, in ogni caso del tutto sconveniente, una unione scandalosa.


La determinazione di Wally portò al lieto fine: nel 1931 Emanuele si separò dalla moglie e chiese la nazionalità ungherese (stratagemma ideato con l’aiuto di Gabriele D’Annunzio) per potersi unire a Wally Toscanini, mettendo anche così a tacere le chiacchiere attorno a quella relazione scandalosa per quei tempi. Castelbarco rappresenta così il nome dell’amore proibito e ostinato da parte di Wally, ma anche l’esempio più manifesto di emancipazione, di moderna determinazione della propria volontà rispetto a quella paterna e della società in generale, con il lieto fine: uscito dai margini dello scandalo, il blasonato, affascinante e assai più vecchio di lei, coniugato e con prole, Emanuele si legò a Wally in matrimonio, celebrato in Ungheria, dal quale nacque Emanuela.


 Un selfie accanto a questi due innamorati è davvero speciale e non potrà, quindi, che essere di buon auspicio! Lo assicurano il sindaco Mario Conte, il neo assessore Teresa De Gregorio, grandi cerimonieri di questa Festa dell’Amore. È il direttore dei Musei Civici, Fabrizio Malachin, a introdurci alla coppia. “Lei, Wally, sarà al Museo Santa Caterina nel magnifico, potente ritratto che le ha dedicato Alberto Martini, opera considerata tra i capolavori italiani del Deco. Si tratta di un grande pastello alto 131 centimetri e largo 204, è del 1925. Lei vi compare nel vestito da ballo di seta gialla indossato per una serata mondana in Casa Visconti. Lui la ritrae sdraiata su un raffinato divano, il volto incorniciato da un curioso copricapo, quattro fili di perle. Bellissima, altera, una dea sicura della propria bellezza e del suo potere sugli uomini”.


Alberto Martini, Ritratto del conte Emanuele Castelbarco Pindemonte Rezzonico, collezione privata


“Lui – continua Malachin -, egualmente ritratto da Alberto Martini nello stesso 1925, appare come un posato, affascinante nobiluomo del tempo, vestito da cavaliere con una appariscente giacca rossa e con un gruppo di libri poggiati sul tavolo alla destra (cavalli e libri, le sue passioni), in un grandioso pastello di 238 x 130 cm. Si tratta di una coppia di veri capolavori che tornano visibili assieme dopo quasi 40 anni: furono esposte in coppia solo due volte, alla Biennale di Venezia del 1926 e alla mostra milanese del 1985-1986”.

Lo charme di Wally è manifesto nel pastello di Martini. “Dalla vita ho avuto tutto, e senza meriti, ho cercato solo di vivere generosamente. Ho tentato di capire, ho sofferto, ho amato e ho donato”, dirà lei ricordando i tre imperativi che si era imposta sin da ragazza: vivi, ama e ridi.


Carnagione bianchissima, cappelli corvini, un trucco che metteva in risalto occhi e labbra, un volto quasi zingaresco e una esuberanza che poteva, all’epoca, passare per sfrontatezza. Gabriele d’Annunzio, il poeta Guido da Verona, persino Charlie Chaplin, tra i tanti altri, si misero ai suoi piedi. Riferendosi a lei il padre disse: “è l’unica opera che non ho mai saputo dirigere”. Wally, va ricordato, non fu solo una ragazza ribelle e bellissima, una donna controcorrente. Il suo carattere, la sua determinazione, le sue relazioni sociali le mise a servizio di molte cause, dalla Resistenza, a Nomadelfia, al sociale, alla raccolta fondi per la rinascita e l’attività del Teatro alla Scala.



© Edizioni Archos

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