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La memoria dell’acqua: realtà o suggestione?

Spiegata la teoria della Memoria dell’Acqua, ovvero la possibilità che l’acqua conservi informazioni ordinate e le rilasci in condizioni opportune

Disse che l’acqua è il principio di tutte le cose e che Dio è quella mente che plasma dall’acqua tutte le cose. (Talete VII sec. A.C.)


Acqua e vita sono sempre stati collegate fin dall’antichità. Ogni rito di purificazione prevedeva lavaggi e abluzioni con acqua, a volte per giorni, come avveniva per i fedeli greci che si recavano all’isola sacra di Delos, non prima di sostare nell’isola vicina di Tinos dove praticavano purificazioni nelle vasche del santuario di Poseidone, indispensabili per arrivare al luogo sacro. In tempi più recenti si ricorda che il Metodo Kneipp, sviluppato in Germania nel XIX secolo prevedeva numerose terapie a base di acqua, sia per uso esterno che interno. Con l’arrivo della moderna farmacologia l’uso terapeutico dell’acque è stato riservato all’area benessere delle numerose spa moderne diffuse in tutta Europa.


Le molecole dell'acqua


L’acqua è un liquido speciale: due atomi di Idrogeno e uno di Ossigeno, legati strettamente tra di loro a formare la molecola base per la formazione del liquido trasparente, inodore e insapore. Se la Chimica della composizione dell’acqua che beviamo è stata studiata in dettaglio, poco si conosce sugli aspetti della Fisica, ovvero sul comportamento delle molecole di H2O nell’ambiente umano e non solo. Affascinanti ipotesi di “fenomeni di coerenza” come sostiene Hernest Froelich di “cluster” sono state esposte in passato, per spiegare il modo diverso con cui le molecole di acqua interagiscono con l’ambiente circostante e, in particolare, con il nostro organismo.





















Esempi di cluster: le molecole di H2O si legano attraverso ponti idrogeno formando geometrie differenti nei tre piani spaziali


Secondo queste ipotesi infatti, molecole di acqua pura, apparentemente uguali sul piano chimico, sono molto diverse sul piano fisico, assumendo conformazioni geometriche o elettromagnetiche microscopiche differenti, a seconda dell’ambiente con cui l’acqua viene a contatto. Questo preambolo tecnico è utile per comprendere la teoria della Memoria dell’Acqua, ovvero la possibilità che l’acqua conservi informazioni ordinate e le rilasci in condizioni opportune. Dimostrata con esperimenti di laboratorio da J. Bienveniste, immunologo francese, che nel 1988 ha innescato polemiche infinite, non ancora concluse nemmeno dopo la pubblicazione, poco prima della sua morte, del libro: “La mia verità sulla memoria dell’acqua” (J.Benveniste La mia verità sulla memoria dell’acqua, 2013; Scienza e Conoscenza. Marco Edizioni Cesena).


Uno scienziato che a lungo ha confermato questa ipotesi è il giapponese Masaru Emoto, che, con una tecnica personale, è riuscito a fotografare i cristalli di ghiaccio di acque diverse, mostrando straordinarie immagini armoniche per le acque sorgive incontaminate, o per quelle riferite a santuari, e immagini disordinate per quelle inquinate.


Il prof. J.L. Montagnier, premio Nobel per le sue ricerche sul virus HIV, da diversi anni si occupa di ricerca sulla memoria dell’acqua, senza che l’opinione pubblica ne venga a conoscenza. Lo scienziato racconta in un’intervista diffusa su You Tube che in Francia non gli permettono di parlare delle sue ricerche sulla memoria dell’acqua solo per pregiudizi accademici, che lui definisce il nuovo oscurantismo scientifico. Negli ultimi anni ha fatto degli esperimenti eseguendo in laboratorio un’operazione chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction), una tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione (amplificazione) di frammenti di acidi nucleici dei quali si conoscono le sequenze nucleotidiche iniziali e terminali. Montagnier ha diluito una soluzione di DNA dei portatori di morbo di Lyme per migliaia di volte, fino ad arrivare a un’acqua che non conteneva più alcuna molecola di materia di DNA. Ebbene quest’acqua “informata”, ma priva di contenuto materiale è stata in grado di creare reazioni di PCR, ovvero processi biochimici, dimostrando che l’acqua può “memorizzare” informazioni genetiche senza la presenza materiale di DNA.


L’acqua “informata” per altro viene usata da due secoli secondo i principi della medicina omeopatica, ma negli ultimi anni, con l’enorme sviluppo della ricerca farmacologia, è stata ingiustamente criticata come una pseudo terapia, basata solo sulla fede e con nessun riscontro “scientifico”. È curioso notare come in Italia proprio in questo periodo, personaggi senza i titoli dell’illustre professore francese, compaiano frequentemente, in televisione o sui quotidiani, per affermare le proprie personali convinzioni sulla mancata efficacia della medicina omeopatica, sentenziando che la scienza non approva tale terapia, ma senza mai mostrare riscontri sperimentali delle loro opinioni. Lo scienziato Montagnier, che ha provato su se stesso i benefici delle terapia omeopatiche (a differenza di chi sentenzia la loro inutilità) sostiene che occorre vincere i pregiudizi contro la medicina omeopatica. Tali pregiudizi nascono da chi non ha mai voluto approfondire la materia, ma si trincera dietro dogmi, come quello secondo cui l’effetto omeopatico è solo dovuto a suggestione o effetto placebo.



Pozzo e Fonte alla Commenda – Osimo (AN)


Eppure l’acqua sorgiva del Santuario di Lourdes ha mostrato di possedere un effetto batteriostatico, pur in assenza di soluti disinfettanti; tale effetto spiega perché non ci sono trasmissioni di malattie tra le persone che si immergono quotidianamente. Un recente studio, eseguito presso l’azienda Usl 2 di Lucca sembra confermare queste intuizioni (Ciccolo E. L’energia delle acque a luce bianca, 2002 - Edizioni Mediterranee, Roma), che una grande biologa italiana, aveva pubblicato una trentina di anni fa e ripubblicato più recentemente (Carrai P. Rocchi C. Potere trofico di alcune acque Omeopatia Oggi, 2014). Quest’ultima ha dedicato la propria vita alla ricerca e alla dimostrazione delle attività terapeutiche delle acque “di luce” ovvero provenienti da sorgenti in prossimità di luoghi sacri o santuari.


Ho conosciuto personalmente la dr.ssa Ciccolo, di cui ho ammirato la tenacia e l’onestà intellettuale, doti ormai molto scarse tra i ricercatori costretti a fare i conti con il proprio portafoglio. A fronte delle sue meravigliose scoperte, il mondo medico si è sempre tenuto distante, catalogando i suoi risultati come occasionali e frutto di effetto placebo. Dopo quella di Lourdes, un'altra sorgente di acqua singolare si trova nelle Marche nella località di San Filippo de’ Plano (Osimo, AN). La tradizione orale, secolare, riferisce che i viaggiatori tra Osimo e Jesi si fermavano a questa fonte perché l’acqua era considerata salutare per ogni genere di malanno. Le analisi moderne hanno evidenziato che l’acqua viene convogliata alla fonte, tramite un sistema di canali realizzati pro-babilmente già in epoca romana, provenendo da un’antica chiesa. Tale area emette una debole radioattività che sembra essere collegata con un effetto benefico sui dolori osteomuscolari (Mazzocchi A. Maglione R. Evidenze energetiche nei luoghi alti, 2019 - Advanced Ther n17).


Non è ancora chiaro in che modo e misura l’acqua possa “assorbire informazioni” dal terreno del luogo sacro, ma ci sono evidenze curiose come quella di essere microbiologicamente pura, pur scorrendo sotto un campo agricolo e in assenza di tubature isolanti dalla terra sovrastante. Come ricorda il grande Montagnier la scienza è evoluzione e non dogma. Occorrerebbe davvero cambiare mentalità e allargare i parametri di ricerca.


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© Edizioni Archos

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