Red Regatta
“Red Regatta”, un progetto di arte pubblica a Venezia: 52 imbarcazioni tradizionali con vele di differenti tonalità di rosso scelte dall’artista Melissa McGill

"Red Regatta" Melissa McGill 2018 | Hand-painted artist rendering. Courtesy Melissa McGill e Magazzino Italian Art Foundation
«Sono arrivata a Venezia trent’anni fa dopo aver finito la scuola di arte negli Stati Uniti dove ho studiato scultura. Era la prima volta che venivo in Italia, e la mia intenzione era di studiare tutta la storia dell’arte che avevo visto nei libri. Mi sono fermata due anni facendo vari lavori, tra i quali quello di assistente di un artista per la Biennale d’Arte. Il mio lungo soggiorno in città mi ha permesso di visitare ogni chiesa e ogni museo, e di conoscere tanta gente stringendo molte amicizie.» Seduta a un tavolino di un bar di campo Santo Stefano, salotto buono di Venezia, l’artista americana Melissa McGill si gode il sole ancora caldo di un tardo mattino, e sorride rispondendo alle domande, negli occhi ancora l’entusiasmo suscitato dallo spettacolo delle 52 vele rosse del suo "Red Regatta".
Melissa, quali differenze vedi tra la città di allora e quella di oggi?
«Molte. Ciò è stato anche uno dei motivi che mi hanno ispirato il progetto di "Red Regatta". A Venezia ho imparato a parlare l’italiano e a capire anche un po’ del dialetto. Grazie alle mie amicizie ho potuto farmi un punto di vista non da turista, approfondendo i problemi che già allora si stavano annunciando. Il mio ultimo progetto del 2017 si chiamava The Campi e riguardava i suoni della vita quotidiana che si possono ascoltare nei campi cittadini, che stavano cambiando.»
Tu lavori anche col suono vero?
«Mi è capitato qualche volta. M’interesso delle cose che sono più effimere. Spazio positivo e negativo. Anche in musica in alcuni suoni ci sono accenti ed esistono gli spazi tra le note. Mi spiego meglio. Nei cinguettii degli uccellini hanno scoperto che c’è un significato negli spazi tra i suoni che emettono. È un linguaggio, come nel nostro, dove abbiamo accenti e spazi tra i suoni, che hanno grande significato. Guardo ai suoni come struttura. Per i campi ho capito che per esempio quello di San Giacomo dell’Orio rigurgita di vita. [...] Mentre ci sono campi che sono vuoti, dove tutto è chiuso e i negozi per la gente che ci vive non ci sono. [...] Quando ho vissuto qui non sapevo dell’esistenza della Vela al Terzo, e sono cresciuta in barca a vela di mio papà a New York. Facendo "The Campi" ho conosciuto persone che mi hanno parlato di queste barche che mi hanno subito ispirato. Ho appreso il significato di una tradizione che si basa sul vento, sul mare, sugli elementi. Soggetti su cui lavoro sempre. Nei miei progetti sui suoni si può sentire il vento, l’aria e l’acqua. Elementi che sono molto importanti nella mia arte.»

"Red Regatta" Melissa McGill 2019 - Photo © Marco Gaggio
Esiste un suono “di fondo” a Venezia?
«Si sente il rumore dei motori delle barche nei canali. E i campi sono stanze esterne, dove le persone passano e vivono quasi fossero un’estensione della loro casa. C’è molta pietra, ci sono molti mattoni e di alberi che possano assorbire i suoni non ce ne sono tanti. C’è un suono molto particolare qui, come quello dell’acqua. Per questo il mio modo preferito di girarla è in barca a remi o a vela. I suoni dell’acqua, degli uccelli e della natura in genere si trovano ancora, ma li devi un po’ cercare a Venezia.» [...]
C’è un colore predominante a Venezia?
«Il rosso mi riconduce subito alla città. Sono i mattoni, il gonfalone di San Marco, il Bucintoro, Tiziano e Tintoretto. Pure quel blu è bellissimo…»
Quello dei mantelli delle vergini nei quadri?
«Sì. Ma il rosso è il colore che ho scelto perché dà emozione, esprime la forza della vita, sangue, amore, passione ma anche allarme. Due anni fa sono andata per la prima volta su Attilia la barca di Giorgio Righetti, presidente della Vela al Terzo, e ho poi letto il libro di Silvio Testa su questo modo di navigare. Appena sono tornata a New York mi è venuta l’idea di "Red Regatta" in cui appaiono cinquantadue tonalità di rosso, quante sono state le imbarcazioni che hanno partecipato al progetto.»

"Red Regatta" Melissa McGill 2019 - Photo © Marco Gaggio
Quali difficoltà hai incontrato?
«Tantissime. Di fronte a molti che mi hanno detto che non si poteva fare così, per fortuna qualcuno si è dimostrato disponibile a parlarne. A Venezia ho presentato il progetto a tutti gli armatori dell’Associazione Vela al Terzo e ho verificato che c’era una buonissima energia. [...] In un progetto di questo genere le difficoltà sono davvero molte. In primo luogo per l’ottenimento dei permessi e per vincere le resistenze delle persone che non sono disposte a fare una cosa diversa da quello che sono abituate e non vogliono rischiare. Poi per trovare il finanziamento per un progetto no profit. Inizialmente ho pensato a una collaborazione con la Biennale d’Arte perché pensavo che ciò mi avrebbe agevolato, ma non c’era interesse. Così l’ho realizzato in maniera indipendente perché non ho mai dubitato un minuto che non sarei riuscita a farlo. Se prima avevo pensato di fare tutte le regate in Bacino San Marco, alla fine mi sono convinta che per moltissimi motivi era meglio farle in posti diversi della città. In questo modo ogni evento è diventato speciale anche grazie alle moltissime altre cose che abbiamo organizzato, come per esempio il programma Ocean Space all’ex chiesa di San Lorenzo, che ha coinvolto un numero mai visto di veneziani. [...] In sostanza abbiamo cominciato a diffondere il messaggio che ha riscosso molta attenzione anche internazionale, ma il lavoro è ancora tanto in un progetto al quale ha partecipato davvero tantissima gente.»
So che nascerà un libro.
«Sarà un’edizione bilingue e documenterà tutto, dall’iniziale dipintura delle vele, ai ritratti degli armatori corredati dalle schede delle loro barche, fino alle regate. Ci sarà poi una sezione con tutte le opere che ho fatto dopo aver studiato i colori delle vele mescolando a mano più di cento tonalità di rossi. [...] Per farti un esempio di come i colori sono stati abbinati alle imbarcazioni, per Bocolo non potevo usare se non il rosso del bocciolo di rosa. Rosso Veneziano mi ha portato verso un rosso più carico. Per Piovra, la scelta è andata verso il viola. In tutte le barche non c’è una casualità, ma uno studio che ho potuto fare grazie alla collaborazione di tante persone e all’ascolto dei loro suggerimenti. Si tratta di un progetto locale/globale, che ho presentato alle Nazioni Unite a New York con Mariangela Zappia, rappresentante permanente dell’Italia. La quale ha anche scritto una bellissima lettera di presentazione del progetto che ho letto a Ocean Space in cui ha parlato dell’importanza di coltivare le tradizioni, dell’educazione e dell’attenzione ai temi ambientali e del cambiamento climatico.»
Una barca con la vela al terzo la sai portare?
«Da sola? (ride) Da sola no! Ma mi piacerebbe tornare e fare il corso di vela, e forse un giorno per un po’ vengo con tutta la famiglia a Venezia. Per me è stato molto importante il rapporto che ho avuto con l’Associazione Vela al Terzo, dove mi sento in famiglia. Noi siamo un piccolo team di quasi tutte donne. È stato un progetto molto difficile e impegnativo che siamo riusciti a fare perché ci siamo mossi insieme, sviluppando una collaborazione e un’energia che mi danno molta speranza per il futuro. Anche di questa città.»
Estratto dall'articolo pubblicato su ArtApp 22 | IL COLORE ➝
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