Il Genio di Palermo
Una delle più antiche e complesse figure mitiche di Palermo, un genius loci che costituisce l’identità della città

"Il Genio di Palermo" Ignazio Marabiti, 1778
Il Genio di Palermo è il nume protettore, il genius loci di Palermo, ovvero il Dio pagano al quale i cittadini si rivolgono invocandolo affinché possa andare in loro soccorso. Il Genio di Palermo costituisce l’identità della città di Palermo ed ha una tradizionale iconografia che ben si ripete, diventando esso stesso un topos. Naturalmente, questa rappresentazione iconografica rimanda a molteplici significati profondi nel senso del celebre storico dell’arte Erwin Panofsky. Infatti, il Genio di Palermo si raffigura come un vecchio con la corona e con la barba che ha al petto un serpente che gli succhia la mammella. Il nome dell’anziano va tenuto segreto affinché gli stranieri non se ne possano appropriare, usandolo a loro vantaggio. In primis è doveroso soffermarsi sul Genio di Palermo di Pietro De Bonitate, realizzato nel 1481 ed inserito presso la Piazza Garraffo all’interno del mercato storico della Vucciria.

"Il Genio di Palermo" Pietro De Bonitate, 1481
[...] Il Genio di Palermo fa parte di una grande opera scultorea, ai cui lati vi sono due nicchie attualmente vuote. Originariamente, vi erano due sante vergini palermitane, sovrastate dal Genio di Palermo. A tutto ciò corrisponde un’ideologia di natura pagana che supera o coesiste con quella cattolica. L’apparato scultoreo dialoga con lo spazio e quindi con la spazialità, inglobandola e prendendone possesso secondo la magistrale lezione del filosofo Martin Heidegger affermata nel suo scritto, dal titolo: L’arte e lo spazio. Infatti, proprio la scultura per la sua tridimensionalità è quella più affine all’architettura per via della sua "corporeità" e del suo agire "con lo spazio artistico" secondo la weeltaanschaung heideggeriana. Un elemento precipuo di questo Genio di Palermo è il serpentone, che ha una pelle che nasce, muta, muore e rinasce e che è anche un chiaro riferimento erotico-sessuale. Come non si può notare l’ambiguità esplicitata attraverso questo viscido invertebrato che succhia il latte dal seno dello stesso Genio? Tuttavia, l’allattamento alla mammella appartiene solamente al genere femminile e concerne la madre ed il figlio ed in questo caso si può anche suggerire una lettura psicanalitica relativa all’ "energia emotiva" di cui parla Carl Jung in L’uomo ed i suoi simboli.
Il Genio di Palermo è un androgino che ben incarna l’ambivalenza e l’ambiguità del genere femminile e maschile ad un tempo. Nel 1596 si delibera il taglio a croce del Cassaro, originando i “Quattro canti di città”, imprimendole il "volto" cattolico. [...] Allora, il Senato di Palermo oppone il Genio di Palermo, il genius loci per l’appunto, pagano e protettore della città, collocandolo dentro il Palazzo Pretorio, attuale sede del Municipio di Palermo. Quest’opera scultorea rinascimentale rappresenta un vecchio incoronato, dalla lunga barba, il quale ha i piedi poggiati all’interno di una conca, nel cui orlo è incisa la seguente ed illuminante frase in latino: Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit. In un manoscritto, molto probabilmente redatto sul finire del ‘500, scoperto da Giuseppe La Monica, emerge che il Genio di Palermo, altro non è che il potente positivo e negativo ad un tempo, Dio Saturno, ovvero il Dio del Tempo.

"Genio di Palermo" p.za della Rivoluzione - Palermo
[...] Diverso ma parallelo è il Genio di Palermo di autore ignoto e di età manieristica ubicato all’interno della fontana (fons vitae) "e cò piedi nudi, che tuffa nel bagno della sottoposta conca" di Piazza Rivoluzione. In questa maniera il Marchese di Villabianca descrive questo Genio di Palermo che rappresenta il senso dell’identità degli oriundi di Palermo e per tale ragione tutto ciò si può reinterpretare, a nostro avviso, secondo la visione heideggeriana dell’identità. Quest’ultima si può intendere come un coappartenere. Non è un caso che questo Genio di Palermo abbia un significato iconologico di natura politica. Anzitutto esso ha il carattere del nume tutelare e dell’identità dei palermitani e naturalmente ha un significato profondo di naturapolitica. Duranti i moti rivoluzionari del 1848 la statua è ricollocata dai cittadini di Palermo nella piazza originaria ed ha un forte senso di opposizione al governo borbonico.
Nel 1778 lo scultore neoclassico Ignazio Marabitti crea il Genio di Palermo, sito all’interno di una fontana, installata presso la massonica Villa Giulia. Gaspare Palermo ricorda che: "Nel mezzo giace un gran fonte, dove sopra una gran rupe sta a sedere in aria maestosa e reale la colossale statua di marmo bianco del Genio di Palermo, con diversi geroglifici alludenti alla prudenza, fedeltà, ed abbondanza del paese". In questo caso, l’artista si richiama parzialmente all’iconografia del Trionfo di Palermo del celebre pittore palermitano Vito D’Anna, inserendo innovative iconografie essoteriche quali l’aquila e il cane, e i simboli esoterici quali la cornucopia ed il fascio littorio. Ignazio Marabitti introduce sapientemente un emblema esoterico, il Triscele, cioè la Triquetra, il cui significato più profondo è conosciuto solamente dagli iniziati.
Estratto dall'articolo pubblicato su ArtApp 23 | L'Identità
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