Lawrence Carroll e la dimensione sacrale
- Chiara Canali
- 26 gen 2022
- Tempo di lettura: 1 min
Nelle opere fisiche, tattili e corporee dell'artista emerge preponderante un forte anelito alla dimensione sacrale e divina

Lawrence Carroll Untitled, 1990 | Photo credit: Carroll Studio
Una delle ultime grandi esposizioni di Lawrence Carroll prima della sua scomparsa, quella al Museo Vela di Ligornetto, sembra essere stata studiata come una sorta di testamento spirituale dell’artista. Il titolo evocativo e programmatico “I Have Longed to Move Away” (Ho desiderato ardentemente di allontanarmi) citava quello di una poesia del poeta gallese Dylan Thomas, il quale vedeva la morte non come la fine inevitabile della vita, ma come un momento transitorio, di passaggio, che si alterna all’esistenza. La citazione rimandava alla condizione errabonda della vita dell’artista americano, scandita da molti spostamenti, cambiamenti di domicilio, viaggi, e intessuta da dialoghi costanti con i luoghi in cui ha abitato e da relazioni proficue con persone di culture differenti nei paesi in cui ha vissuto. Al contempo questo titolo sembrava adombrare un allontanamento ultimo e definitivo, che avrebbe colto all’improvviso l’artista nel maggio 2019, appena due anni dopo l’apertura di questa mostra, la prima esposizione monografica a lui dedicata da un museo svizzero che si dispiegava in un percorso essenziale e mirato all’interno delle sale della casa -museo ed era stata studiata dall’artista nei minimi dettagli, attraverso una selezione di opere dagli esordi fino al 2017...
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