Lucas Museum of Narrative Art. Quando un edificio diventa racconto
- Redazione ArtApp

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Previsto per l’apertura nel 2026, il Lucas Museum of Narrative Art segna l’ingresso di George Lucas nel panorama museale internazionale con un progetto che unisce visione, architettura e cultura popolare.

A Los Angeles, mentre Exposition Park continua a trasformarsi in un distretto culturale metropolitano, un nuovo protagonista si affaccia all’orizzonte con l’aura di una promessa già iconica. Il Lucas Museum of Narrative Art, voluto e finanziato da George Lucas e destinato ad aprire nel 2026, non è un semplice museo dedicato al creatore di Star Wars: è la materializzazione architettonica di una vita trascorsa a interrogare il potere delle storie visive.
Lucas, che ha rivoluzionato il linguaggio del cinema e la percezione collettiva dell’immaginario fantascientifico, estende qui la sua riflessione all’intero spettro dell’arte narrativa. Non più relegata al margine della cultura “alta”, ma riconosciuta come uno dei motori fondamentali attraverso cui le società costruiscono identità, desideri, miti condivisi. Il museo nasce con l’intento di preservare, studiare e restituire dignità a ciò che per decenni è stato definito pop, commerciale, illustrativo. Per Lucas, invece, tutto questo è patrimonio.
L’architettura concepita da MAD Architects dà forma a questa missione con un edificio che sembra levitare. Un volume continuo, aerodinamico, sospeso su un paesaggio rigenerato, dove l’ombra diventa spazio pubblico e il movimento del corpo anticipa il movimento dello sguardo. Non un museo che si impone, ma un organismo che accoglie, che accompagna, che introduce alla narrazione come esperienza fisica prima che culturale.

Il parco circostante, ridisegnato da Studio-MLA, ricuce un’area un tempo dominata dall’asfalto e ne fa un luogo permeabile, attraversabile, in cui la visita comincia già all’aperto. Lucas ha sempre creduto che l’ambientazione di una storia sia parte integrante del racconto stesso: qui, l’architettura trasferisce quella filosofia nello spazio urbano.
All’interno, oltre 40.000 opere raccontano il percorso della rappresentazione visiva dagli albori della stampa illustrata ai materiali originali dei grandi film contemporanei. È un archivio del possibile, una mappa dell’immaginario collettivo costruita attraverso fumetti, bozzetti, dipinti narrativi, concept design, scenografie, fotografie. È anche un riconoscimento esplicito del ruolo che questi linguaggi hanno avuto nella formazione dello sguardo di Lucas e nella sua capacità di reinventare il cinema.
La forza dell’edificio — così iconico, così autonomo — potrebbe far temere che l’architettura sovrasti il contenuto. Ma in questo caso, la teatralità della forma diventa parte del discorso. Lucas non ha mai separato racconto e spazio, realtà e immaginazione: il museo si pone dunque come un’estensione naturale di questa visione, un luogo in cui l’esperienza fisica e quella visiva si sovrappongono.
Quando aprirà nel 2026, il Lucas Museum of Narrative Art non arricchirà soltanto il tessuto culturale di Los Angeles: introdurrà un nuovo modo di intendere la memoria visiva, non più come repertorio specialistico ma come eredità condivisa. L’atto finale di un autore che, dopo aver rivoluzionato il cinema, affida all’architettura la possibilità di raccontare — ancora una volta — il potere inesauribile delle storie.me lo conferma: anche nel sacro, a volte, il rinnovamento comincia proprio da dove ci si siede.


































