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Olduvai Treasures

La serie artistica di Daniela Moretti, in arte Daz, è composta da opere pittoriche, incisioni, sculture e installazioni frutto della riflessione creativa legata al concetto di evoluzione

"A jouney through the time" © Daniela DAZ Moretti

Olduvai Treasures è una tra le tante mostre che hanno dovuto restare in sospeso a causa delle restrizioni imposte dal contagio del Covid-19, che avrebbe dovuto tenersi a Montalcino (SI) nella sede di OCRA (officina Creativa dell'Abitare) presso il Chiostro di Sant'Agostino, tra marzo e aprile di quest'anno ma l'appuntamento con i visitatori è slittato in autunno. La serie di opere dell'artista Daniela DAZ Moretti raccoglie i progetti “Amigdala Oxidized”, “My body is everywhere”, incisioni, “The aura of the artwork” e la collezione “mano – testa”. A queste raccolte più recenti si affiancheranno opere del passato, che completano e arricchiscono l’esposizione.


La stessa Daz racconta come l’incontro con Olduvai, nota località archeologica in Tanzania dove sono stati rinvenuti oggetti e utensili dell’era Paleolitica, abbia scaturito immediatamente in lei un'autentica passione per l’essenza del segno grafico e della forma primitiva dei manufatti ritrovati. La ricerca personale e intima da cui si sviluppano le opere che verranno esposte, pone in relazione gli utensili arcaici con la moltitudine di oggetti nella quale siamo immersi nella società contemporanea, sollevano interrogativi sulla storia dell’essere umano, e una riflessione sull’oggetto di uso comune e l’arte figurativa. Una ricerca che nasce in modo personale per poi divenire un racconto universale. Il lavoro che l’artista proporrà ad OCRA trae origine dagli interrogativi universali sui perché dell’essere umano, del suo agire, dei suoi impulsi e dei suoi limiti. A completare l’esposizione ci sarà “A journey trough time”, un’installazione site specific che si evolverà e si trasformerà grazie all’apporto dei visitatori e di coloro che, liberamente, vorranno lasciare un segno del proprio corpo.



Chiedo all'artista il motivo di questa scelta, e DAZ ci spiega: «ho deciso che dovevo portare nel mio lavoro maggiori specificità e anche più voci. Come un canto corale, fatto di tracce e di impressioni… L’evoluzione dell’essere va percorsa insieme.»


Da cosa nasce questo progetto?

«Il progetto nasce dalla composizione di una tela di 2 metri x 10 metri che racconta una storia in tecnica mista. Una storia di nascita e crescita dell’essere umano. Attraverso i simboli, desidero raccontare un viaggio lungo il tempo. Un cammino che non è solo personale, ma che riguarda ognuno di noi. Sulla tela già realizzata, intravvediamo dapprima una danza dei primi afflati vitali, poi la nascita della natura e l’antropogenesi che si ompie nell’ultima parte di questa lunga tela. Ma questo lavoro non può dirsi concluso, ad esso manca qualcosa. Questo viaggio che ho percorso in solitaria, dal brodo primordiale attraverso il tempo, non può dirsi finito.»


Come hai deciso di realizzarlo?

«Ho pensato di partire A Montalcino nella sede di Ocra con una tela altrettanto grande che raccolga il passaggio delle persone in mostra. Chi desidererà, potrà lasciare attraverso l’artista un segno sulla tela: il profilo di un viso, quello di una mano, di un braccio. Diverrà un “corpo diffuso” unico e partecipato, del singolo e dei molti. Una opera tanto mia quanto del luogo e delle persone che passeranno. La grande tela, che verrà finita solo al momento della post-produzione, sarà sempre a disposizione in sede di mostra. Ovviamente quest’opera potrà raggiungere il suo scopo solo le persone saranno disposte e capaci di entrare in intimità con l’artista e il suo lavoro.»



Ci racconti l'esposizione di Olduvai Treasures, entrando nel dettaglio dei vari temi che proponi?

«"Olduvai Treasures" è un progetto nato dapprima attraverso l’esperienza immediata del segno e della materia, che si è evoluto poi in un processo conoscitivo, dove i diversi elementi costitutivi hanno trovato il loro più puntuale coinvolgimento e la loro più precisa collocazione. Ho lasciato che le suggestioni di ciò che andavo realizzando mi conducessero ad una plausibile, seppur ipotetica, origine di ciò che io sono. Di ciò che noi tutti siamo. La mia personale visione è che all’origine del pensiero astratto non ci sia il linguaggio (la forma parola), bensì il senso del tatto: l’avvalersi delle mani come prima conoscenza del mondo. Attraverso le mani, infatti, noi comprendiamo il mondo e lo trasformiamo per adattarlo ai nostri bisogni. Questa mostra nasce dall’occorrenza, dapprima inconscia, ma poi sempre più chiara nei mesi della sua realizzazione, di volere/dovere verificare questa supposizione.


"Amigdala oxidized" © Daniela DAZ Moretti


Le amigdale, da me spesso proposte in diverse modalità, in pittura e in creta, sono state lo strumento primo, per l’umanità, per migliorare la propria esistenza, per variare la propria dieta, personalizzare i vestiti e perfezionare sempre di più gli strumenti a disposizione per generare il cambiamento epocale che ha portato a ciò che siamo oggi. Ma possiamo immaginare anche che quelle scheggiature diedero l’avvio ad una conoscenza estetica del mondo. Emerge ad un certo punto nella storia antica il desiderio di decorare questi strumenti primitivi, dove l'abbellimento non menoma affatto l’oggetto della sua efficacia, e diventa anche altro: forse la comunione tra un’armonia metafisica e il piacere sensibile?


"Olduvai Treasures" è un racconto che si pone continuamente queste domande, ma è anche un debito di comprensione rispetto a questi primi uomini e alla fatica di quelle vite. In questa mostra si potranno riconoscere diversi modi di interpretare il segno attraverso uno strumento, di cui la mano e l’amigdala sono i primi passi. Dal passaggio del pennello sulla tela, alla sgorbia e le raspe sulla creta sino alla punta da incisione per le acqueforti. Il progetto inedito che porterò a Montalcino “A journey through the time” racchiude ciò che è il mio percorso sino ad oggi. Realizzare un’opera site specific, ma anche performativa, che faccia avvicinare in prima persona i visitatori al mio mondo e che metta in comunicazione l’artista e il “lettore” non più solo implicito, ma reale; che potrà interagire con il lavoro attraverso l’artista e cambiarne la storia, il “racconto”.


L'artista al lavoro


Il corpo diffuso dell’artista, come nella serie “My body is everywhere”, diventerà su questa tela di 2 mt x 10 mt a Montalcino un corpo, sì diffuso, ma corale. Un’esposizione che evolve con l’aiuto e la sostanza del pubblico. La residenza che intraprenderò a Montalcino, contestualmente alla mostra, sarà dedicata quindi alla presentazione dei lavori in una prospettiva ampia e non più solamente autoreferenziale. Personalmente con il desiderio e la speranza che l’arte possa uscire dallo studio dell’artista per coinvolgere le persone, che si liberi dallo stereotipo della distanza algida di un percorso puramente intellettuale, che possa tornare ad essere matrice di cambiamento della società.»




© Edizioni Archos

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