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Riaperto l'Albert Kahn Museum, “Les Archives de la Planète”

Il restauro e il completamento del nuovo edificio, firmati dall'architetto Kengo Kuma, hanno permesso di riaprire il museo, un luogo dedicato agli esseri umani e al loro rapporto con il pianeta


© Architetto Kengo Kuma, Musée Albert Kahn | Foto © CD92 Olivier Ravoire


Il Museo “Gli Archivi del Pianeta”, di Boulogne-Billancourt (Parigi) ha un alto valore storico ed etnico perché il suo fondatore, il banchiere, filantropo e pacifista Albert Kahn (1860-1940), con la sua utopia realizzò un progetto quasi folle e impensabile che oggi è diventato un importante patrimonio mondiale. L’obiettivo era semplicemente quello di registrare gli esseri umani di quel periodo in tutta la loro diversità, immaginando che la conoscenza dell’altro avrebbe portato ad un desiderio di pace e di fratellanza tra i popoli. Questo immenso progetto ha lasciato all’umanità un patrimonio di grande valore: ben 72 mila lastre autochrome scattate nel corso di un ventennio, a partire dal 1910, dal Canada all’Indocina, dal Marocco alla Mongolia insieme a 140 chilometri di filmati e a 4 mila lastre stereoscopiche, oggi custoditi in scatole ermetiche dentro stanze refrigerate.

Inoltre il Museo ospita un grande parco di 4 ettari dove sono state raccolte piante provenienti dai diversi continenti e dove sono stati ricreati ambienti e giardini completi di strutture come: il giardino alla francese con roseto e frutteto realizzati dai paesaggisti Henri e Achille Duchêne; il giardino all'inglese; la palude circondata da una "foresta blu"costituita da cedri dell’Atlante e abeti del Colorado; una ricostruzione della foresta dei Vosgi, un ricordo legato alla sua infanzia alsaziana; il giardino giapponese con annesso padiglione in parte modificato nel 1990 dal paesaggista Fumiaki Takano per rendere omaggio al filantropo e alla sua vita.


© Architetto Kengo Kuma, Musée Albert Kahn | Foto © CD92 Olivier Ravoire


Il progetto di restauro e il completamento del nuovo edificio dell'architetto e paesaggista giapponese Kengo Kuma, scelto quale vincitore del relativo concorso internazionale, ha arricchito il complesso museale di un nuovo edificio che si pone in dialogo sia con la città sia con il parco. Il nuovo spazio espositivo si presenta come un'estensione dei percorsi che attraversano i giardini, realizzando il sogno di Albert Kahn di fondere il parco con le sale espositive. L'edificio ha una "pelle" che di volta in volta si adatta e interagisce con il contesto, verso la città è in prevalenza in alluminio, mentre verso il giardino è in legno.

«Al confine con la città - spiega l’architetto Jordi Vinyals dello studio Kengo Kuma - abbiamo voluto dare un segnale urbano molto forte. La facciata è come una muraglia minerale che segna la frontiera netta tra la città e il museo, con il suo straordinario giardino. Tutto il progetto ha per obiettivo del resto di salvaguardare il giardino. Nella hall c’è una bella luce soffusa. Delle ampie vetrate aprono su uno scorcio di verde. Per la facciata del museo, lato giardino, appunto, lo studio ha ripreso uno degli elementi tipici dell’architettura tradizionale del Giappone, l’engawa, un camminamento che corre intorno alle case storiche giapponesi, che permette di essere al tempo stesso fuori e dentro, un luogo polivalente, di passaggio o di sosta contemplativa, abbiamo rivisitato questo elemento della tradizione giapponese in chiave contemporanea con delle lame in legno e metallo orientate in modo diverso, che permettono di creare vibrazioni di luce. L’architetto evoca anche il sudare, una stuoia di finissime steli di bambù che, nelle case giapponesi, permette di filtrare la luce naturale. Era essenziale che, quando si è nel giardino, l’edificio di tre piani potesse integrarsi nel paesaggio e letteralmente scomparire».


© Architetto Kengo Kuma, Musée Albert Kan | Foto © CD92 Julia Brechler

Rinnovato sia per meglio conservare e valorizzare le sue collezioni, sia per rispettare le esigenze e i requisiti richiesti a un museo del XXI secolo, il nuovo Musée départemental Albert-Kahn si appresta a continuare l'opera voluta dal suo fondatore, dove fotografia, cinema, botanica, pacifismo e dialogo tra i popoli hanno un luogo dedicato agli esseri umani e al loro rapporto con il pianeta. Una conoscenza del mondo al servizio del progresso e della comprensione tra i popoli, riconoscendo all'ambiente naturale un ruolo centrale promosso attraverso la conservazione e conoscenza delle piante.





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© Edizioni Archos

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