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Ai piedi degli dèi. L'arte della calzatura tra antica Roma, cinema colossal e moda contemporanea

A Palazzo Pitti archeologia e moda si fondono con i miti del grande schermo


Ho molti desideri in questi giorni. Mescolo quelli più profondi ai frivoli, scoprendo che non posso fare a meno degli uni, così come degli altri. E così mentre penso ai progetti lavorativi in sospeso, sento che mi manca indossare le mie scarpe col tacco, sentire il loro ritmico rumore al suono dei miei passi. Ripenso a Firenze, al Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti per la mostra “Ai piedi degli dèi. L'arte della calzatura tra antica Roma, cinema colossal e moda contemporanea” che ho visitato qualche settimana fa e che resterà chiusa fino al prossimo 3 aprile (forse) a causa del Covid 19.


Circa 80 opere straordinarie e un universo di immagini multimediali in cui archeologia e moda si fondono con i miti del grande schermo. Molti secoli prima delle allusive suole rosse di Louboutin, erano i sandali delle etère greche a lanciare espliciti messaggi di seduzione. Camminando, colei che indossava queste particolari calzature, lasciava un’impronta sul terreno, grazie a tanti piccoli chiodi infissi nel cuoio della suola, disposti in modo tale da formare le lettere di un inequivocabile invito. Scarpe e donne, un binomio di antica origine. Le scarpe sono sempre state molto di più di un accessorio: dall'antichità ai giorni nostri hanno rivestito infiniti ruoli, dando vita a un immaginario simbolico dal significato sfaccettato, sempre carico di erotismo e femminilità, diventando protagoniste di celebri fiabe e favole, da “Scarpette rosse” con il suo spaventoso epilogo, a Cenerentola, la favola del lieto fine, ispirando creazioni di moda tra le più ardite.


Photo © Marta Coccoluto


Oggetti umili e quotidiani, indispensabili all’uomo da quando conquistò la postura eretta, con la loro foggia, i materiali, i colori, le scarpe da sempre hanno saputo raccontare molto di chi le indossa. Un fugace sguardo ai piedi e le scarpe da sempre rivelano lo status sociale, il sesso, la condizione economica, il lavoro, le scelte estetiche e il gusto di chi le indossa. In mostra, le robuste caligae dei soldati romani e gli stivali militari d’altura, le piccole carbatine da bambino, le scarpe femminili con decorazione a goccia, esemplari arrivati incredibilmente a noi dall’accampamento militare di Vindolanda, confine nord dell’Impero romano.


Photo © Marta Coccoluto


Scarpe così diverse da quelle calzate dagli dèi, sandali alati per il dio Mercurio, dai raffinati calzari a rete, dalle scarpe dell’aristocrazia romana, dai sandali delle donne... e anche da altri tipi di calzatura, che oggi preferiamo non esibire. Come la pantofola, che aveva in principio tutt’altro significato: calzatura aperta e priva di legami, era lo strumento di raffinate punizioni inflitte e subìte negli amori orgiastici. Afrodite punisce così Eros bambino, su un vaso nuziale dal Museo Archeologico Nazionale di Taranto MARTA. In antico, furono riversati nelle scarpe quei princìpi di armonia e simmetria che governavano il gusto classico, fino a far diventare nel tempo la scarpa un’opera d’arte, un oggetto creato più per esigenze estetiche che pratiche.


Sandali "Flash" di Salvatore Ferragamo


L’abilità nel realizzare le scarpe, quella maestria dei calzolai che Platone definì una vera e propria scienza, dai calzolai e dalle calzolaie dell’antica Roma è arrivata fino a noi, con le creazioni dei grandi della moda, come Salvatore Ferragamo, e quelli delle manifatture italiane di calzature, su tutte il Calzaturificio Pompei, che dal 1932 realizza modelli originali per il cinema che racconta l’antico.


Dai calzari di Charlton Heston in Ben Hur (1959) ai sandali di Liz Taylor in Cleopatra (1963) - per il film furono realizzati ben 26.000 costumi e oltre 8.000 paia di scarpe - fino agli anni Duemila, con le endromídes dell’imperatore Commodo e le embádes del generale Maximus Decimo Meridio, protagonisti de Il Gladiatore (2000; sì, questo film ha ben vent’anni), e le calzature di Alexander (2004), tra gli ultimi colossal del grande schermo. In questa mostra antico e contemporaneo raccontano quanta strada hanno percorso le scarpe.


Dalla mia quarantena da Coronavirus con lo sguardo accarezzo le mie scarpe, immobili e silenziose, nell’attesa di poterle nuovamente indossare.



© Edizioni Archos

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