Incontro e compenetrazione tra arte visiva e architettura, cifra distintiva della ricerca di entrambi gli artisti
Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome, Fondazione Galleria Milano | Foto di Nicola Pellegrini (particolare)
Dopo quasi due anni di lavoro e preparativi, apre la Fondazione Galleria Milano, che affonda le sue radici nella Galleria Milano, tra le gallerie d’arte moderna e contemporanea più longeve sul territorio nazionale. La mostra inaugurale “Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome”, aperta fino l'8 giugno 2024, è stata dedicata a un progetto nato dal dialogo tra l’architetto-artista russo Alexander Brodsky e il figlio Sasha Brodsky, artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a Brooklyn, New York. È esposta una grande installazione in terra cruda, alla quale il visitatore può accedere solo attraverso le finestre presenti sulle pareti dell’installazione stessa. Questa l’ambientazione: in uno scenario urbano, in una grande piazza anonima, si stagliano uno in fila all’altro tre alti obelischi. Intorno una folla di persone fa riflettere sulla solitudine all’interno di un contesto collettivo solo all’apparenza, perché non fa altro che disvelare il solipsismo dell’individuo. Alle pareti dello spazio espositivo sono presenti disegni e incisioni in dialogo con l’installazione, in un incontro e compenetrazione tra arte visiva e architettura che è la cifra distintiva della ricerca di entrambi gli artisti.
Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome, Fondazione Galleria Milano | Foto di Nicola Pellegrini
Si tratta di un gioco di scatole cinesi, un’architettura a matrioska che presenta un gioco di prospettive quasi vertiginoso: uno spazio (la città immaginata dagli autori) dentro a un altro spazio (l’installazione in terra cruda) dentro a un altro spazio, quello della Fondazione. A sua volta la Fondazione, le cui ampie finestre invitano subito lo spettatore a guardare all’interno, si trova in uno spazio connotato, quello di un classico cortile milanese, che nelle sue caratteristiche dialoga con il quartiere e la città in cui si trova, in un momento di forte cambiamento ed espansione. Un cambiamento che è globale, perché riguarda l’epoca storica veloce e contraddittoria nella quale viviamo, contraddizione di cui i Brodsky, tra Russia e New York, rappresentano una evidente incarnazione; che è specifico, della città di Milano, la cui “invenzione” comunicativa, citando Lucia Tozzi, ha acuito la forbice sociale. E infine è personale, perché la Fondazione Galleria Milano vive un passaggio volto alla conservazione del passato e dell’operato di Carla Pellegrini e Toni Merola, ma guarda al futuro, alla ricerca e alla sperimentazione con impegno.
Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome, Fondazione Galleria Milano | Foto di Nicola Pellegrini
Alexander Brodsky (Mosca, 1955) è un artista e architetto russo, riconosciuto a livello internazionale per il suo ruolo centrale nella cosiddetta “architettura di carta” del concettualismo moscovita. I suoi progetti, spesso utopici, sono riconosciuti anche come “architettura dell’immaginazione”. Sasha Brodsky (Mosca, 1995) è un artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a New York sin dai suoi studi alla School of Visual Arts (2014-2018). Brooklyn, in particolare, è al centro del suo immaginario: i suoi personaggi sono spesso solitari, complessi, inseparabili dall’architettura che circonda e plasma le loro vite.
Alexander e Sasha Brodsky. Piazza senza nome, Fondazione Galleria Milano | Foto di Sasha Brodsky
