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Architetture a regola d’arte. Dagli archivi BBPR, Dardi, Monaco Luccichenti, Moretti

In mostra a Roma oltre 400 reperti dagli archivi del museo che testimoniano lo speciale rapporto con l’arte del Novecento (e non solo)



È in corso al MAXXI la mostra Architetture a regola d’arte, a cura di Luca Galofaro con Pippo Ciorra, Laura Felci ed Elena Tinacci. La rassegna espone oltre 400 opere tra modelli, disegni e documenti di progetti, allestimenti e fotografie di BBPR, Costantino Dardi, Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, Luigi Moretti, i cui archivi professionali sono custoditi nella collezione del museo. La mostra espone le profonde relazioni con l’arte presente nelle opere degli architetti. Il percorso si snoda attraverso quattro stanze, svincolate le une dalle altre e separate da ambienti di passaggio, diaframmi necessari “dove l’immaginario personale di ogni singolo autore prende forma in una sequenza di immagini sospese e discontinue, che anticipano e orientano la lettura dei progetti maggiori esposti nelle sale più grandi”.


MAXXI, Sala BBPR | Foto © Musacchio, Ianniello Pasqualini e Fucilla


BBPR, arte come narrazione espositiva

Lo studio milanese BBPR coinvolge – e progetta per – l’arte a 360°. Se in mostra ciò che maggiormente scandisce la sala è la ricostruzione a grandezza naturale dell’avvolgente quinta della michelangiolesca Pietà Rondanini in scena al Castello Sforzesco (allestimento condotto tra il 1953 e 1963 con il curatore Costantino Baroni), sono il Labirinto dei ragazzi nel Parco della X Triennale di Milano (1954) – ispirato al graffito di Saul Steinberg e a una scultura di Alexander Calder – e il negozio Olivetti di New York concepito con Costantino Nivola a saldare il legame tra le due arti. In esso infatti le opere o i prodotti esibiti diventano soggetto e luogo d’ipertrofia formalista, dove stalagmiti di marmo verde di Runaz sostengono macchine da scrivere e blocchi di pietra serena abbracciano marmi rinascimentali, raccontando una storia fatta d’innovazione e conoscenza del passato.


MAXXI, Sala Dardi | Foto © Musacchio, Ianniello Pasqualini e Fucilla

Costantino Dardi, “solidi platonici” e spazialità reticolari

Le riflessioni scaturite quando Dardi (1936-91) si confronta con lo spazio delle opere di Paolo Uccello, di Piero della Francesca o con le ricerche di artisti contemporanei quali Sol LeWitt e Giuseppe Uncini lo portano ad architettare figure artistiche solide, così pure da diventare strutture astratte. La sala è dominata dall’intelaiatura del traliccio diafano tipico di Dardi – indimenticabili gli elementi del 1982 che si stagliavano nel Palazzo delle Esposizioni di Roma – che si trasforma in oggetto scultoreo e sostegno per le fotografie storiche e gli schizzi progettuali esposti in mostra. Colpiscono i tratti decisi dei disegni dell’allestimento scenografico del Vittoriano per la mostra su Boullée, linguaggio espressivo che s’integra con l’arte, ma “lontano da un’assimilazione reciproca dei linguaggi”.


MAXXI, Sala Monaco e Luccichenti | Foto © Musacchio, Ianniello Pasqualini e Fucilla


Monaco e Luccichenti, arte architettata

Lo studio romano di Vincenzo Monaco (1911-69) e Amedeo Luccichenti (1907-63) fonda la pratica architettonica dialogando in maniera puntuale e permeante con l’arte: Giuseppe Capogrossi si occupa del disegno dell’esteso mosaico della terrazza del Palazzo della Confindustria, Pietro Consagra incide il travertino d’ingresso della palazzina Ariete. L’arte non è un semplice pretesto per “abbellire” la pelle degli edifici, poiché gli artisti sono chiamati a realizzare dai pannelli decorativi agli oggetti d’uso quotidiano, come le lampade. Le opere di Nino Franchina e Gino Severini in mostra testimoniano la “metafora spaziale di un dialogo che trascende le opere” per fondersi in un proficuo confronto tra gli autori, fruttuoso “accostamento” delle espressioni artistiche ancora attuale. Un’intera parete della rassegna è dedicata alle fotografie degli edifici del duo, commissionate dal MAXXI a Giovanna Silva.


MAXXI, Sala Moretti, Collage | © MAXXI Architettura, Archivio Moretti - Magnifico

Luigi Moretti, tra antichità e contemporaneità

La vasta produzione architettonica, editoriale e grafica di Moretti (1906-73) lo rende uno dei più influenti architetti romani del secolo scorso. Uno schermo inclinato proietta “Michelangelo”, lungometraggio del 1964 diretto da Moretti e Charles Conrad; le immagini testimoniano la profonda conoscenza dell’architetto per le arti del passato, da Giotto a Michelangelo e Borromini. Gli schizzi delle architetture dipinte da Giotto, lo studio dei progetti michelangioleschi – la sistemazione di piazza del Campidoglio, il Ricetto della Biblioteca Medicea Laurenziana e la composizione delle figure del “Giudizio universale” sistino – e i modelli composti da volumetrie pure d’iconici edifici italiani mostrano i poliedrici campi d’interesse di Moretti. Le luci scivolano sulle cupole e sulle volte del modellino stilizzato della basilica di San Pietro, blocchi monocromatici fotografati e riportati nelle pagine della rivista Spazio, edita e diretta dall’architetto dal 1950 al 1953. Spazio diventa anche Galleria d’arte, parabola professionale quasi scontata dell’architetto collezionista e gallerista appassionato.


© Edizioni Archos

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