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Caravaggio. Di chiaro e di oscuro

Sul palcoscenico del Teatro Kismet, a Bari, Luigi D’Elia porta in scena la storia di Michelangelo da Caravaggio


Luigi D'Elia, Caravaggio - Fotografie di Matteo Groppo - courtesy Teatro Cristallo (MI)


È in programma domenica 29 ottobre a Bari un evento eccezionale che vedrà protagonisti il critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi e l’attore pugliese Luigi D’Elia, uniti dall’appassionato lavoro di studio e ricerca sul grande pittore Michelangelo Merisi detto Caravaggio.Nell’ambito della Stagione Bagliori, curata da Teresa Ludovico per Teatri di Bari,al Teatro Kismetverrà presentato il debutto assoluto diCaravaggio. Di chiaro e di oscuro, lo spettacolo - coprodotto da Mesagne Capitale Cultura di Puglia, Compagnia Inti di Luigi D’Elia, Le Tre Corde – Compagnia Vetrano/Randisi e Teatri di Bari - scritto da Francesco Niccolini, diretto dai maestri Enzo Vetrano e Stefano Randisi e interpretato da Luigi D’Elia.



«Quanti dettagli servono per raccontare la storia di Michelangelo da Caravaggio? - riflettono i creatori dell'opera - c’è la peste da bambino, che gli porta via padre e nonno. La fame e la povertà, il successo, le risse: agguati in strada, denunce e un omicidio. Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi. Poi le tele: prostitute per madonne, giovani compagni di letto per angeli. Sé stesso testimone in disparte. Un vecchio per tutto il resto. Opere spesso rifiutate dai committenti, ‘spropositate per lascivia e poco decoro’. I corpi: provocatori e sensuali. E la sua mano che si muove irrispettosa: penetra nel costato di Cristo per l’incredulità di san Tommaso. Decapita Oloferne senza che l’occhio abbassi lo sguardo. Guida la mano del santo analfabeta per insegnargli a leggere e scrivere. Senza misericordia né resurrezione mostra la Vergine morta. Dipinge calcagni neri, unghie sporche, orrore, notte, pochissima luce e tanta meraviglia selvaggia».

«Sarà la credibilità delle parole, della poesia, a tradurre la verità pittorica delle madonne di Caravaggio - aggiungono i registi Enzo Vetrano e Stefano Randisi - perfetta è la capacità di Luigi, in questa avventura, di raccontare una storia come se ne fosse l’invisibile testimone, senza farti accorgere che ti prende per mano e ti conduce lì, al centro dell’azione, come deve fare il vero teatro».



«Ogni stagione ha il suo Caravaggio - spiega Vittorio Sgarbi - Questa è la più propizia, perché l’apparizione dell’Ecce Homo a Madrid è stata accompagnata da un coro di consensi senza precedenti per un’opera apparsa dal nulla. Non capitava da tempo che un dipinto mettesse d’accordo gli studiosi, imponendosi con una evidenza inequivocabile, e questo ci fa riflettere su ciò che resta, allo stato degli studi, a partire dalla mostra di Caravaggio curata da Roberto Longhi a Palazzo Reale di Milano nel 1951, vero atto di rinascita di Caravaggio dopo una damnatio memoriae durata circa tre secoli. Da questa data, il 1951, il nome di Caravaggio si infiamma ancora una volta, accendendo i desideri del mercato e dei critici, che si affannano a individuarne di nuovi, anche laddove, essi, Caravaggio non sono. E a disconoscerne altri che Caravaggio potrebbero essere, a volte anche con grande furbizia».




© Edizioni Archos

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