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Chef Binta, come trasformare la società attraverso la gastronomia

Fatmata Binta ha vinto il Basque Culinary World Prize 2022, facendo conoscere la cultura culinaria nomade e sostenibile del popolo Fulani


Chef Fatmata Binta | Foto © APAG STUDIOS


Il Basque Culinary World Prize è il premio ideato da uno dei più importanti e influenti centri di formazione gastronomica del mondo, il Basque Culinary Center di San Sebastian, che insieme al governo Basco, premia le persone che, attraverso il cibo, stanno portando un cambiamento positivo nella società. In diversi modi e ambiti: innovazione culinaria, salute, nutrizione, istruzione, ambiente, industria alimentare, sviluppo sociale o economico. Si tratti di lotta allo spreco o rigenerazione sociale, crescita economica o educazione alimentare, contrasto alla povertà o all'obesità infantile: il premio ogni anno continua la sua instancabile ricerca di individui che possano incarnare la capacità della gastronomia di trasformare la società. Il premio è stato creato per celebrare un'evoluzione: per evidenziare la diversità e la portata di questo fenomeno in cui la gastronomia è diventata una potente forza di cambiamento, per sottolineare un movimento ispirato da rivoluzionari come Dan Barber, Rene Redzepi, Alice Waters e José Andrés, tra gli altri, che da decenni lavorano per portare la gastronomia più lontano, con un impatto positivo sulla società.

Giunto alla sua settima edizione, quest'anno il premio è stato assegnato a Fatmata Binta, chef dell'Africa occidentale che ha fatto conoscere la cultura culinaria nomade sostenibile e aver esplorato la diaspora della cucina dell'Africa occidentale attraverso la sua innovativa iniziativa "Dine on a Mat". Originaria della Sierra Leone, Fatmata Binta, conosciuta come Chef Binta, è diventata un punto di riferimento nella cucina dei diversi gruppi di persone Fulani in diversi paesi dell'Africa occidentale. Dal Ghana alla Nigeria, dal Senegal alla Guinea e molti altri paesi. Erede delle tradizioni della più grande tribù nomade dell'Africa, con più di 20 milioni di persone che si spostano instancabilmente, è impegnata a diffondere l'essenza di questa cultura con "Dine on a Mat", ristorante nomade che ha offerto in tre continenti un'esperienza immersiva nei modi di mangiare e interagire con il cibo dei Fulani. Con l'iniziativa della cucina pop-up, lanciata nel 2018, Binta punta a far conoscere tecniche ancestrali, inclusa la condivisione di cereali, spezie e, soprattutto, narrazioni e conversazioni. Dine on a Mat le permette di fare della tavola una preziosa fonte di dialogo e comprensione, apprendimento e pratiche sostenibili.


Foto © Chef Binta

«Il premio di quest'anno - commenta Joan Roca, presidente della giuria del BCWP 2022 - mette il focus sull'Africa e sul fatto che è possibile crescere attraverso la cucina, l'economia circolare, le conoscenze culinarie e la salvaguardia delle tradizioni di una comunità in cui le tradizioni sono fondamentali. Nel fare questo, Binta manda al mondo il messaggio che la sostenibilità, basata sul sapere comune, deve essere la norma e non l’eccezione, rafforza l'emancipazione femminile e la base matriarcale di queste comunità».

Attraverso Dine on a Mat,chef Binta, nata e cresciuta a Freetown, in Sierra Leone, da Fulani della Sierra Leone di prima generazione di origine guineana, finanzia la Fulani Kitchen Foundation che aiuta donne di tutte le regioni fulani con progetti sociali, educativi e di comunità anche grazie a un progetto di trasformazione del fonio, cereale antico tipico dell'Africa rurale, che può costituire per queste comunità fonte di nutrimento, ma anche di reddito e autonomia economica e sociale. Attualmente più di 300 famiglie di 12 comunità e 4 regioni del Ghana beneficiano dell'iniziativa. Non solo: nel futuro è prevista la costruzione di un centro per rispondere alle esigenze sociali, educative e comunitarie delle donne, che qui potranno anche trovare un rifugio sicuro dove lavorare e confezionare diversi tipi di prodotti. La Fondazione ha iniziato a lavorare su quattro ettari di terreno agricolo con l'obiettivo di espandersi a 500 nel prossimo futuro: per poter esportare almeno 200 tonnellate di fonio in diversi Paesi dell'Africa e all'estero.





© Edizioni Archos

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