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Come Edipo, trovarsi a un crocicchio

Un viaggio alla scoperta dell'eterno mito del re di Tebe e presentazione della Bottega “Fare Teatro 2023”


Kylix attica a figure rosse raffigurante Edipo e la Sfinge, Vulci, Pittore di Edipo,470 a.C. circa | Museo Gregoriano Etrusco, Città del Vaticano


Lo scorso 9 maggio ha preso il via la seconda edizione di Bottega XNL - Fare Teatro, progetto innovativo che unisce alta formazione, produzione e fruizione artistica e che per il secondo anno consecutivo è affidato al regista Marco Baliani. Il regista, sceneggiatore e attore teatrale, è dunque Maestro di Bottega di questa seconda edizione del corso, finalizzato alla realizzazione di un’inedita versione di Edipo da Sofocle, che andrà in scena in prima nazionale al Festival di Teatro Antico di Veleia il 23, 24 e 25 giugno.

Si trova quel che si vuole cercare, sfugge invece quel che non si vuole cercare

Sofocle

Questo si sente dire Edipo quando comincia a indagare su chi abbia potuto uccidere Laio, il sovrano che prima di lui regnava sulla città di Tebe, suo padre che lui, inconsapevole di esserne figlio, ha ucciso a un crocicchio di strade. Ho cominciato anche io a indagare, insieme a venti attori e attrici, come portare alla luce il testo labirintico di Sofocle, e mi sono imbattuto in questa frase che così precisamente si attaglia alle vicende del passato prossimo del nostro Paese. In fatto di stragi, di cittadini o uomini di potere uccisi senza che si sia mai saputo chi furono davvero colpevoli e mandanti la nostra storia ne è colma.

Nella ricerca della verità, da sempre i politici al governo si sono comportati all’opposto di quel che compie Edipo. Lui cerca la verità a tutti i costi, scoperchiando reticenze, mezze voci, depistaggi, procede senza essere frenato da convenienze e timori per il suo ruolo. Quando Creonte gli chiede se preferisce riferirgli quel che l’oracolo gli ha rivelato entrando a palazzo invece di parlare davanti ai cittadini Edipo risponde che non ha segreti da nascondere, e che l’agorà è il luogo dove parlare di fronte a tutti. In sostanza dice che non ci sono segreti di stato da secretare.

Che esempio sommo di onestà intellettuale, che dimostrazione di etica politica c’è in queste parole! E quando la verità sui colpevoli lo porterà troppo vicino alla sua stessa persona, svelando via via la sua colpa, neanche allora si tirerà indietro, è ormai posseduto dalla necessità di sapere.

La scrittura di Sofocle spesso viene vista come un “giallo”, un progressivo sfogliarsi di pagine che portano alla scoperta del vero assassino. Ma è un giallo in cui si sa fin dall’inizio chi è il colpevole, la maestria sta nel ritardarne l’esito rivelatorio, così che il centro vero dell’opera si sposti altrove, imperniandosi sulle circonvoluzioni dell’animo di Edipo, sul suo dibattersi tra la ricerca della verità sull’assassinio e quell’altra ricerca che ha a che fare con la sua identità. Da chi è stato generato, il “chi sono io”: questa è la vera terribile ricerca che Edipo compie. È questo secondo scomodo sapere che lo travolge. Le sue sono domande che ci riguardano tutti e che con difficoltà siamo portati a farci nelle nostre vite, ognuno di noi ha un luogo nascosto dell’infanzia dove l’Io che ora siamo o crediamo di essere si è formato, è stato plasmato, ha assunto quel carattere che poi lo determinerà nelle scelte di vita.

Nei Dialoghi con Leucò, Cesare Pavese fa dire a un Mendicante (che è sempre un dio travestito) rivolto a Edipo:

Ti capisco Edipo. Ma abbiamo tutti una montagna dell’infanzia.

E per lontano che si vagabondi ci si ritrova sul suo sentiero.

Là fummo fatti quel che siamo

Ognuno di noi, come Edipo, si è trovato di fronte a un crocicchio e ha scelto la strada da intraprendere, senza sapere dove l’avrebbe condotto. E nello scegliere un percorso sempre ne “uccidiamo” un altro, lasciando sul campo qualche vittima, accettando a posteriori che si perda nell’oblio o nel rimosso.

Edipo mostra che a un certo punto dell’esistenza, spesso quando si è vicini alla morte, quel crocicchio torna a palesarsi e chiede alla nostra presunta identità di fare i conti, di rendicontare le scelte compiute.

Se riesco a portare a termine questa altra impresa teatrale è su questa oscurità che mi piacerebbe indagare, focalizzando la ricerca delle parole e dei gesti su questo cuore centrale dell’opera, sulla domanda terribile che Edipo con fatica e disperazione riesce a farsi denudandosi di fonte a tutti.

Vuole sapere, svelare, rivelare e rivelarsi. Non gli basta più vivere ignorando.

Il fatto che siamo vivi non significa che non siamo malati

Iosif Brodskij


© Edizioni Archos

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