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Federica Rugnone, Sacer

La mostruosità del sacro


Federica Rugnone, Ierofania


La mostra, dall'8 novembre al 7 dicembre alla Galleria Gallerati a Roma, a cura di Silvia Bellotti, indaga un’idea antica di sacro che decostruisce i moderni dualismi di puro e impuro, divino e demoniaco, sublime e terribile, suggerendo una dimensione relazionale e ibridativa tra umano e non umano. Esposti collage fotografici stampati in cianotipia che ritraggono esseri “teriomorfi”, assemblaggi mostruosi di specie animali, vegetali e fungine la cui identità non è specificata. Come si legge nel testo critico “Il teriomorfo rappresenta il sacro per eccellenza, ciò che eccede e si differenzia dalla norma, la creatura meticcia che non possiamo addomesticare e che attraverso l’adozione di un ribaltamento epistemico del concetto stesso di mostruosità, non è più inteso in un’accezione negativa ma si fa portatore di valori asseverativi di molteplicità e arricchimento”.


Federica Rugnone, Teriomorfo


Questi esseri chimerici, a tratti grotteschi, ci rimandano a una dimensione pre-cosciente e istintuale che è insita in ognuno di noi; un ritorno alle origini volto a riscoprire quel senso di prossimità e vicinanza con l’alterità tale da riuscire a riconoscersi con e in essa. In mostra anche sculture in ceramica, tra le quali coppe totemiche (simulacri di divinità immaginarie in cui si formalizza l’indifferenza tra natura e cultura) e opere in papier mâché create con carta, colla e stucco (che esplorano spazi metamorfici dove il vuoto diventa traccia della coesistenza di forme e nature diverse). Spiega l’artista: “Oggi abbiamo perso la dimensione del sacro, soprattutto in Occidente. Possiamo recuperare qua e là dei frammenti di questo pensiero che un tempo ci permetteva di guardare al mondo che ci circonda non meramente da un punto di vista utilitaristico e produttivo. L’empatia credo sia l’ultimo baluardo a cui possiamo appellarci proprio per proiettarci nei panni dell'altro, chiunque esso sia”.


© Edizioni Archos

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