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Gli antichi edifici di culto esempio di sostenibilità, gli atti del Convegno al Monastero di Siloe

Gran parte del patrimonio edilizio storico è ancora di proprietà della Chiesa cattolica, una riflessione a più voci riguardante questa realtà si è tenuta nel Monastero di Siloe

Photo © Scuola Permanente dell'Abitare

Sabato 9 novembre c.a. La Scuola Permanente dell’Abitare, con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti di Grosseto, ha organizzato una giornata di studio dedicata a“Gli antichi edifici di culto esempio di sostenibilità” presso il al Monastero di Siloe, a Cinigiano (GR). Gran parte del nostro patrimonio edilizio storico è ancora di proprietà della Chiesa cattolica che lo sta dismettendo e alienando. Questi luoghi, memoria di un passato glorioso, hanno un potente linguaggio comunicativo capace di trasmettere non solo emozioni e memoria, ma anche tecniche costruttive che, adottate nella nostra contemporaneità, possono essere molto utili nel contesto di una ricercata sostenibilità sociale e climatica.

L'architetto Edoardo Milesi, e gli ospiti Leonardo Servadio, Don Roberto Tagliaferri e Olimpia Niglio hanno approfondito questo tema davanti a una platea numerosa e molto interessata. Ha detto Milesi: «Il luogo destinato al culto è dove risiedono non solo la cultura, ma anche tecnica e tradizioni. Dimenticarli significa perdere storia e memoria che sono la sostanza dell’identità e dell’orgoglio di una comunità. Per questo nel riuso di un bene culturale la sua estetica (manifestazione sensibile dell’architettura) è già presente e pregnante. L’asse estetico si sposta dall’oggetto al processo, cioè dal manufatto alla sua conseguenza.»

Monastero di Siloe, Cinigiano (GR)

Gli atti del Convegno, scaricabili in formato PDF cliccando sul titolo:

Leonardo Servadio

Il valore simbolico dell’edificio chiesa si deve poter leggere rendendo la sua architettura capace di comunicare, cioè di porsi nella comunità e di essere partecipe della comunità raccolta nel nome del Signore. Questo avviene manovrando i due termini fondanti l’architettura: la forma e lo spazio. Ma lo spazio è più importante della forma. Perché questa può ingannare, lo spazio invece non inganna: questa è intesa tendenzialmente in modo statico, quello è necessariamente dinamico.

Titolo dell'intervento: Luogo della dinamica eloquente

Don Roberto Tagliaferri La secolarizzazione avanzata in cui non c’è più il duro pregiudizio anticlericale e in cui anche i laici disincantati ricercano una loro spiritualità “anateistica”, i luoghi sacri dismessi dal culto cristiano, diventano segni, artefatti di una sacralità universale. Essi marcano un territorio “separato”, a cui si accede con un certo indugio e con un atteggiamento di pudore. Provocatoriamente si potrebbe dire che i luoghi sacri dismessi emanano sempre timore e tremore, anche quando i secoli hanno sepolto la tradizione religiosa di riferimento.

Titolo dell'intervento: Il riuso dei segni nel sacro

Olimpia Niglio Il riuso dell’architettura di interesse religioso, e non solo, è stato un tema che ha sempre coinvolto il patrimonio costruito e le ragioni ovviamente sono strettamente connesse alle circostanze storiche, geografiche e culturali del periodo di riferimento. Tutto questo ha compromesso un’immensa eredità culturale le cui tracce, in molti casi, sono state anche definitivamente cancellate per dare spazio ad altri paradigmi culturali.

© Edizioni Archos

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