All’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è aperta la mostra evento che mette in luce uno degli aspetti più sconosciuti e meno controllati della pratica del disegno
Luigi Pericle, Sans titre (Matri Dei d.d.d.) 1965 | Foto di Marco Beck Peccoz
L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici presenta in anteprima la mostra-evento Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly concepita dalle due curatrici Francesca Alberti (Villa Medici) e Diane Bodart (Columbia University), con la collaborazione di Philippe-Alain Michaud in qualità di curatore associato (Centre Pompidou). La mostra si sviluppa in due presentazioni successive, entrambe inedite e complementari, una a Roma e l’altra a Parigi: la prima a Villa Medici, fino al 22 maggio 2022, che sarà seguita dalla seconda ai Beaux-Arts di Parigi dal 19 ottobre 2022 al 15 gennaio 2023.
Con circa 300 opere originali che vanno dal Rinascimento all’epoca contemporanea, questa duplice presentazione mette in luce uno degli aspetti più sconosciuti e meno controllati della pratica del disegno. Affrontando le molteplici sfaccettature dello scarabocchiare in ambito artistico, dagli schizzi imbrattati sul retro dei dipinti agli scarabocchi che diventano vera e propria opera, l’esposizione mostra come queste
pratiche grafiche sperimentali, trasgressive, regressive e liberatorie, che sembrano non obbedire a nessuna regola, hanno da sempre scandito la storia della creazione artistica.
Il Rinascimento, per liberarsi dai vincoli del Disegno poi detto “accademico”, ha prodotto forme grafiche libere, istintive e gestuali, che evocano i disegni rudimentali dei bambini, le divagazioni calligrafiche ai margini dei manoscritti o ancora i graffiti di mani anonime che ricoprono i muri delle città. Picasso, parlando appunto dei bambini, affermava: “Mi ci è voluta una vita intera per disegnare come loro”; ma già Michelangelo si divertiva a imitare i personaggi (fantocci ) disegnati maldestramente sulle facciate fiorentine. L’esposizione esplora questo lato nascosto del fare artistico e invita i visitatori a spostare lo sguardo sul retro dei dipinti o sulle pareti della bottega, al margine dei disegni o sotto gli affreschi staccati.
Agostino Carrache, Série de têtes caricaturales, 1594 | MIC Musei Reali, Biblioteca Reale di Torino/Archivio fotografico BRT
Proponendo accostamenti inediti tra le opere dei maestri della prima modernità, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Pontormo, Tiziano, Bernini… , e quelle di noti artisti moderni e contemporanei, Picasso, Dubuffet, Henri Michaux, Helen Levitt, Cy Twombly, Basquiat, Luigi Pericle… , la mostra rimette in questione gli ordini cronologici e le categorie tradizionali (margine e centro, ufficiale e non ufficiale, classico e contemporaneo, opera e documento) e pone la pratica dello scarabocchiare al centro della pratica artistica. Nata da un progetto di ricerca promosso dalle curatrici, la mostra, coprodotta con i Beaux-Arts di Parigi , è il risultato di un lavoro di coordinazione internazionale su ampia scala. Si avvale del sostegno del Centre Pompidou di Parigi e di una partnership con l’Istituto Centrale per la Grafica a Roma.
Asger Jorn L'Avantgarde se rend pas, 1962 | © Donation Jorne Silkeborg, Centro Pompidou Parigi - Foto di Georges Meguerditchain
L’esposizione romana che presenta circa 150 opere è articolata in sei sezioni tematiche che associano opere rinascimentali e contemporanee:
1. L’ombra della bottega
Sul retro delle tavole e dei dipinti dei più celebri maestri del Rinascimento, ai margini e sul verso dei loro fogli, sotto gli affreschi staccati, si annida una profusione di disegni e divertimenti grafici sorprendenti e per lo più sconosciuti. L’esposizione riunisce e rivela questo aspetto nascosto della creazione artistica.
2. Il gioco del disegno
Il gioco del disegno, a cui gli artisti si dedicano nel tempo riservato al divertimento e allo svago, dà libero sfogo alla sperimentazione e allo sviluppo di uno “stile scarabocchiato”. Questa forma di “regressione controllata” è una delle premesse allo sviluppo della caricatura come pratica artistica a tutti gli effetti.
3. Componimenti inculti
Componimento inculto: questo ossimoro usato da Leonardo da Vinci indica quegli schizzi rapidi, grossolani e rudimentali utilizzati per far emergere la figura e trovarne i movimenti e le attitudini. Come le bozze degli scrittori, i fogli da disegno dei maestri dal Rinascimento in poi si riempiono di peregrinazioni e di cancellature, fino a diventare illeggibili come macchie generatrici di immagini potenziali.
4. L’infanzia dell’arte
Con il suo Ritratto di fanciullo con disegno, Giovanni Francesco Caroto inaugura una stagione di pitture che giocano con la mise en abyme, spesso ironica, del disegno infantile. In questi dipinti, gli scarabocchi effimeri, apparentemente insignificanti, acquistano un nuovo statuto: diventano oggetti teorici che introducono una riflessione sulla nascita dell’arte e sull’impulso creativo.
5. Fantocci
All’inizio del XX secolo, in cerca di una spontaneità primitiva, l’avanguardia artistica europea trova nel disegno infantile un modo per rigenerare l’arte attraverso una nuova spontaneità e vitalità. Da una parte l’archetipo rudimentale della figura umana a bastoncino, detta “fantoccio”, dall’altra i disegni gestuali del bambino spirografo forniscono agli artisti una fonte di ispirazione da declinare e reinterpretare.
6. Il richiamo del muro
La perfezione immacolata del rivestimento liscio dei muri invita il gesto grafico a ricoprirne la superficie, così come la ruvidità delle asperità delle pareti fatiscenti lo invita a completare l’opera del tempo. Questo linguaggio dei muri, fatto di sedimentazioni temporali e attraversato dal riemergere di gesti antichi affascina gli artisti della modernità che attingono forme e segni dal suo repertorio, e fanno propria la forza del
gesto di iscrizione.
La mostra a Roma presenta in esclusiva alcuni prestiti eccezionali: lo straordinario palinsesto di disegni tracciati sul retro del Trittico della Madonna di Giovanni Bellini, conservato alle Gallerie dell’Accademia a Venezia, che il pubblico avrà l’occasione di scoprire per la prima volta, così come i disegni di Benozzo Gozzoli, Fra Bartolomeo, Michelangelo, Pontormo, Tiziano, Taddeo Zuccari, ma anche le opere dei Carracci, di
Simone Cantarini, Algardi, Bernini provenienti dalle più importanti collezioni italiane; o ancora la testa grottesca di Leonardo da Vinci, data in prestito dai Beaux-Arts di Parigi e il taccuino di Delacroix conservato all’Istituto nazionale di storia dell’arte di Parigi (INHA).
Il legame tra le due mostre di Roma e di Parigi è strutturato su un nucleo di opere comuni alle due sedi espositive, che include le porzioni di pareti staccate della bottega di Mino da Fiesole o dell’atelier di Giacometti; il Ritratto del Fanciullo con disegno di Giovanni Francesco Caroto; le fotografie di Brassaï e di Helen Levitt così come le varie opere emblematiche di Cy Twombly, di Asger Jorn, del gruppo Cobra, di Luigi Pericle e di altri maestri della modernità come Giacomo Balla.
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