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Il cinema al tempo del Covid 19

Uno sguardo ai festival cinematografici che non vogliono spegnersi in questi giorni difficili

L’amore per l’arte è qualcosa che unisce le persone, ignora i confini e le differenze. Probabilmente, nella quotidianità spesso non ci diamo peso, ma la bellezza e la libertà di visitare una mostra o andare al cinema sono un arricchimento alla nostra vita. Sono molti i Festival cinematografici in Italia e nel mondo che a causa dell’attuale emergenza sanitaria hanno deciso di non privare il loro pubblico della possibilità di condividere la meraviglia della visione di un film. In molti, infatti, hanno colto la possibilità di cambiare l’esperienza

festivaliera da fisica a virtuale, trasmettendo le pellicole in concorso tramite piattaforme di streaming dedicate, e questo tipo di approccio ha garantito agli spettatori già interessati di non perdere la possibilità di partecipare ai Festival, ma ha anche aperto la loro visione ad un pubblico molto più ampio che magari non avrebbe avuto la possibilità di presenziare fisicamente alle proiezioni.


A questo proposito vorrei dare uno sguardo particolare al Torino Underground Cinefest, iniziato domenica 22 marzo e giunto alla sua settima edizione. Quest’anno i film in concorso sono 61 (13 lungometraggi e 48 cortometraggi), provenienti da varie parti del mondo e vengono proiettati su

Nei primi tre giorni oltre duemila spettatori virtuali hanno guardato i film in concorso. Mauro Russo Rouge, direttore artistico del T.U.C, ha dichiarato: «come avevamo immaginato, ottima affluenza di pubblico in entrambe le sale virtuali. A dimostrazione del fatto che l’interesse verso il nostro festival cresce di anno in anno. Questo è per noi motivo di grande orgoglio e non vi nego di essere già a lavoro per la prossima edizione. Vorrei comunque ringraziare in particolare MYmovies per come ha creduto nel nostro progetto e per la sinergia che è nata».


Annunziato Gentile, Mauro Russo Rouge e Matteo Valier, organizzatori del "Torino Underground Cinefest"


Il Torino Underground Cinefest non è l’unico ad aver aderito alla campagna #iorestoacasa, ma è sicuramente fra i pionieri di un nuovo schema di fruizione. In un mondo che si muove sempre più velocemente, che spesso privilegia il binge watching alla tranquillità delle sale cinematografiche, questa rivoluzione (in questo caso, conseguenza di un dovuto adattamento) ci pone di fronte a nuovi punti di vista. Che sia questa la nuova frontiera del cinema anche da un punto di vista festivaliero? Sicuramente, la visione domestica non può sostituire l’eccitazione della kermesse fisica, la gioia del poter commentare all’uscita della sala un film appena visto, né la bellezza sociale dell’esperienza in sala e di tutto quello che gira attorno a un Festival, ma è innegabile che queste sperimentazioni suggeriscono la possibilità di poter affiancare alla proiezione in sala anche questo tipo di visione così da poterne dare la possibilità anche a chi fisicamente non può godere di quei film che quasi sicuramente non arriveranno nei cinema per il grande pubblico.


Riflettendo su questo, al netto della varia burocrazia, penso a Lloyd Kaufman quando disse «fai film perché vuoi che la gente li veda» e mi chiedo, quindi, aprire la possibilità di visione e partecipazione (anche virtuale, a questo punto) a più persone possibili, potrebbe essere la giusta direzione da intraprendere in futuro sia per i Festival che per i film makers?



© Edizioni Archos

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