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Intelligenza Artificiale versus Creatività Naturale

È in atto un'evoluzione del sistema produttivo per nuove modalità di lavorazione di marmi, graniti e pietre, sta crescendo il tema del nuovo artigianato digitale che si sostituisce alla produzione industriale standardizzata


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Lithos Design, collezione: Pietre Incise, Sahara - Design Raffaello Galiotto


Ora che le macchine vogliono diventare pensanti,

dobbiamo far si che sempre più pensante sia l’uomo

 Italo Calvino

  

In Italia, a partire dagli anni ’50 si è sedimentato un sistema di competenze unico al mondo, fatto di imprenditori fortemente orientati alla cultura del design e di progettisti di grande qualità, attratti dalle nuove opportunità offerte dalla produzione industriale. Tutto questo ha orientato, nel tempo, la cultura del design attraverso l’artigianato di eccellenza, gli istituti di promozione e formazione, le riviste di settore e i corsi di laurea universitari, che hanno alimentato il dibattito culturale sui temi della progettazione per l’industria. Il design si offre oggi come l’infrastruttura immateriale del made in Italy, come dimostra il legame stretto con le filiere della produzione del mobile, dell’oggettistica, degli arredi urbani etc… .


Resta tuttavia ancora molto da fare, soprattutto nella diffusione della cultura per il design di qualità, provando ad ampliare la sua penetrazione nei nuovi settori della produzione e in quelli già esistenti. Questo è indispensabile per rendere più solido e competitivo il nostro sistema produttivo. È proprio dalla evoluzione di questo sistema produttivo che nascono le nuove sperimentazioni sul design litico e sulle nuove modalità di lavorazione di pietre, marmi, graniti e materiali compositi. Ed è soprattutto a partire dall’innovazione tecnologica delle macchine da taglio e della modellazione a controllo numerico che, da qualche anno, si torna a parlare di materiali lapidei nella produzione industriale.


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Una particolarità tutta legata alla natura della materia che, di per sé, poco si presta alla standardizzazione dei processi produttivi. È intorno a questi fondamenti che sta crescendo il tema del nuovo artigianato digitale, ovvero quello che sostituisce alla produzione industriale standardizzata, la varietà e la creatività della progettazione. Una nuova sfida che muta alla radice il concetto stesso di fabbrica. È il processo file-to-factory, la capacità di stabilire un legame diretto tra il momento della progettazione e la realizzazione materiale, saltando del tutto la tradizionale filiera della produzione di serie.


Si tratta di un percorso che muta alla radice il paradigma industriale e aiuta a definire nella società della rete lo stesso concetto di autorialità che prima legava a senso unico il progettista e il prodotto. Come dice Fulvio Irace «… ora chi pensa, può assistere in diretta all’esito della creazione, condizionarne i cambiamenti in corso d’opera, intuirne e controllarne pentimenti e variazioni, senza dover interrompere una pesante e costosa catena di produzione.»


È in questa dimensione che si sviluppano nuove opportunità di collaborazione, tra la sperimentazione, la ricerca e la produzione, espressa a partire da tre aspetti fondamentali, la cui complementarità e interazione sono la forza di possibili sviluppi per il futuro:

-la pluralità degli apporti e il contributo collettivo di aziende produttrici di macchine e tecnologie a controllo numerico che aprono alla collaborazione con gli artigiani per realizzare opere capaci di andare oltre la somma di ogni singolo apporto, determinando quel valore aggiunto che è tipico della creatività italiana.

-La creatività applicata alla ricerca, che si nutre di esplorazioni continue, di utopie, quella convinzione di chi crede di poter cambiare il mondo anche se così non è (come dice spesso Renzo Piano), un’avventura che si sposa bene con la scienza e che, a poco a poco, finisce comunque per cambiare la quotidianità delle nostre esistenze.

-Il confronto continuo tra tradizione e innovazione, una modalità tutta italiana, capace di intendere la trasformazione come occasione di dialogo con la storia, quel presente che si distrugge continuamente per non interrompersi mai, soprattutto quando radica nel passato il senso profondo dell’innovazione futura. Quell’Umanesimo che da sempre distingue il patrimonio della nostra cultura.


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Lithos Design, collezione: Pietre Incise, Tratto - Design Raffaello Galiotto


Siamo, tuttavia, alle soglie di una nuova rivoluzione che in parte già appartiene alla nostra contemporaneità, seppur ancora non ne abbiamo coscienza compiuta. l’Intelligenza Artificiale è già dentro la nostra quotidianità e sempre più spesso ne “subiamo” gli esiti, ancora poco diffusi per percepirne l’importanza della prorompente portata innovativa. Gli esperti ci dicono che quello dell’Intelligenza Artificiale è un mondo di sognatori abili, ma anche pieno di sogni esagerati e manie di grandezza sfrenata (Carlo Rovelli).


Le macchine, alimentate dalla enorme quantità di dati accumulati, non hanno ancora possibilità di “creare” ma rispondono sostanzialmente alle nostre richieste in maniera generalmente ragionevole e molto vicina a come noi stessi potremmo rispondere (si veda in proposito l’utilizzazione di alcune applicazioni come CHAT-GPT, Midjourney). Le macchine hanno imparato dall’uomo, ovvero da tutto quello che abbiamo immaginato, creato e costruito. La loro intelligenza è fondamentalmente legata alla memoria digitale che contiene molta parte del sapere umano, che ci restituiscono nel momento in cui formuliamo loro domande e, tanto più definite saranno le domande, tanto più appropriate saranno le risposte.


È quindi sul rapporto tra domanda e risposta che si stabilisce la relazione tra sapienza umana ed intelligenza artificiale. Rimane certa, tuttavia, la straordinaria predisposizione dell’uomo alla creatività intuitiva come chiave fondamentale per l’evoluzione e la formazione delle future generazioni, considerando che proprio sulla dualità domanda/risposta si gioca il delicato equilibrio tra l’uomo e la macchina. Le macchine (almeno per adesso) possono solo imitare i processi “neurali” dell’intelligenza naturale, senza tuttavia comprenderne il significato e questo non le abilita alla creatività che rimane una prerogativa assoluta dell’uomo. Ecco perché per restare umani dobbiamo alimentare la nostra abilità creativa.

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