Le eccellenze che non sappiamo raccontare
- Fabio Campagnoni
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 2 min
Nella narrazione dei media, l’immagine della scuola italiana emerge per i suoi difetti e questo va a scapito dei numerosi studenti ricchi di talento che restano nell’ombra. L’Italia sa coltivare eccellenze. Deve solo imparare a crederci

Aula di coding e modellazione 3D, generata da AI
L’Italia non è un paese senza talenti. Anzi, ne è piena. Li trovi in ogni scuola, dietro ogni banco, negli occhi di studenti che aspettano solo fiducia. Eppure restano invisibili, come se fossero troppo piccoli per meritare la prima pagina. Questo è il vero dramma: non la mancanza di genialità, ma la nostra incapacità di trasformarla in racconto collettivo.
Ogni tanto mi capita di leggere storie di scuole che fanno cose straordinarie. Ragazzi che progettano una monoposto da corsa con la stampa 3D e vincono un campionato nazionale. Bambini di una scuola primaria che sperimentano con il coding, un approccio didattico che insegna a pensare in modo logico e a creare programmi per computer, e scoprono che programmare può essere un gioco creativo. Altri che trasformano un’aula spoglia in un laboratorio vivo, dove si impara con le mani oltre che con la testa. Non parliamo di Silicon Valley, ma di Piacenza, Parma, Mantova.

I ragazzi del Liceo Scientifico "Lorenzo Respighi" di Piacenza, che compongono l'Hammer Team, vincitore della finale nazionale 2024 del programma STEM Racing (ex F1 in Schools)
L’Italia di provincia che non fa rumore eppure produce futuro. Eppure, chi ne parla? Quasi nessuno. I giornali preferiscono il dramma della scuola che non funziona, il professore aggredito, l’edificio che cade a pezzi. È più facile vendere disperazione che innovazione. Così perdiamo la partita più importante: credere che da queste storie possa nascere un tessuto sociale capace di trasformare talento in industria, idee in lavoro.
La verità è che l’eccellenza non è un colpo di fortuna. È l’esito di ostinazione, creatività, di quella capacità tutta italiana di arrangiarsi e sognare insieme. Un ragazzo di oggi non ha bisogno di sentirsi dire che non c’è lavoro. Ha bisogno di sapere che qualcuno, in una scuola simile alla sua, è riuscito a trasformare un progetto in realtà. Ha bisogno di specchiarsi in possibilità concrete. Allora la domanda è semplice: vogliamo continuare a ignorare queste scintille o vogliamo accendere il fuoco? Io credo che se impariamo a raccontarle, con la stessa passione con cui raccontiamo i problemi, scopriremo che non ci manca nulla. L’Italia sa coltivare eccellenze. Deve solo imparare a crederci.