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L’Architetto Evoluto

Intervento di Caterina Locati al convegno La figura dell'Architetto, organizzano presso OCRA Venezia dalla Scuola Permanente dell'Abitare



Quali caratteristiche deve possedere oggi un Architetto per potersi distinguere dagli altri? Come può un Architetto contribuire, in modo evoluto, a migliorare concretamente la vita delle persone? Su cosa deve investire per essere davvero unico? Per rispondere a queste domande occorre innanzitutto soffermarsi e ragionare su quali siano i compiti dell'Architetto. Qui scelgo di soffermarmi su una prospettiva particolare che, se accolta, apre nuovi emozionanti e interessanti spiragli nella magica professione dell'Architettura.


L’Architettura a mio avviso dovrebbe avere come scopo la creazione di felicità. Uno scopo importante, che può capitare che l'Architetto ogni tanto dimentichi di perseguire. Generare felicità attraverso il progetto di un'opera architettonica, in qualsiasi scala, non è così scontato: innanzitutto occorre volerlo fare, e poi occorre saperlo fare. È difficile che in un percorso di studi universitari insegni, in pratica, a generare felicità attraverso il tuo lavoro, sarebbe un’utopia.

Sta quindi al professionista la scelta di affrontare nuovi argomenti e nuove realtà che gli permettano di raggiungere questo scopo. Perché dovrebbe farlo? Innanzitutto, per vivere più serenamente la professione, per avere maggiori soddisfazioni personali, per distinguersi da quei professionisti che non vedono questa magnifica opportunità. Cosa dovrebbe fare un Architetto per interagire con la propria professione in modo estremamente evoluto e contribuire al meglio al miglioramento della qualità della vita propria ed i suoi clienti, distinguendosi? Per rispondere occorre una schematizzazione grossolana delle conoscenze e competenze di un Architetto, oggi.

Innanzitutto, ci sono le Hard Skills: le competenze minime che un professionista deve avere per poter svolgere la professione; si acquisiscono attraverso il percorso di studi, la pratica e corsi di aggiornamento. Le Hard Skills sono scontate: per lavorare devi averle. A mio avviso la differenziazione, oggi, non si fa puntando sulle Hard Skills, quanto piuttosto investendo sulle Soft Skills, competenze anche meno tecniche, più personali, più intangibili. Solitamente le Soft Skills vengono associate alla capacità, all'impegno, determinazione, ed anche a tutte quelle competenze che al giorno d'oggi stanno diventando sempre più importanti per molti professionisti, quali ad esempio lo storytelling, il personal branding, la gestione del tempo, il problem solving, public speaking, eccetera. Tutte queste competenze si possono acquisire o grazie all'esperienza o grazie a dei corsi appositi; danno grande valore e facilitano l'espansione professionale dell'Architetto.

Definisco queste Soft Skills “classiche”.

Vi sono poi altre Soft Skills, che definisco “evolute”, e che si collocano su un piano ancora più intangibile e non tecnico. Parliamo ad esempio della crescita personale, dell'interazione evoluta con luoghi e persone, della capacità di percepire anche ciò che non risulta visibile agli occhi. Qui entriamo diretti su un tema a me molto caro: la duplice visione della realtà. Immaginiamo una linea dell'orizzonte al di sotto della quale un solido pavimento fa da appoggio a tutte le conoscenze e competenze “concrete”: le famose Hard Skills. Queste competenze si certificano e si documentano. Sempre sul piano del pavimento collochiamo anche le Soft Skills classiche. Immaginiamo ora al di sopra della linea dell'orizzonte, quindi sopra al nostro solido pavimento, di avere un altro livello di conoscenze e competenze, simboleggiate dal cielo. Questo livello si colloca in una dimensione che definisco intangibile.


L'intelligenza emotiva, la consapevolezza, l'ampliamento della propria visione di sé e della realtà, la capacità di vedere anche ciò che non si vede. Niente di tutto questo è certificabile. Ciò che differenzia il livello concreto dal livello intangibile e che il livello concreto è estremamente rassicurante: leggi, normative codici di comportamento, formule sono tutte componenti di uno schema di realtà a cui occorre semplicemente adattarsi. Il livello intangibile invece non è rassicurante, ma è estremamente emozionante; appartiene a questo mondo il campo delle emozioni, della modalità con cui un luogo interagisce con una persona e viceversa, alle nuove scoperte in campo scientifico in merito a questa interazione- mi riferisco ad esempio alla fisica quantistica ed alla epigenetica-. Se trasferiamo questi concetti al tema dell’abitare, possiamo collocare sotto la linea dell'orizzonte tutto ciò che è visibile e tangibile: colori, materiali, parametri per il benessere acustico, luminoso, termoigrometrico, ecc.; poi vi sarebbe ad esempio la domotica, il tema della sostenibilità, tutti i temi che si attestano su un piano misurabile. Sul livello superiore collochiamo il mondo intangibile.

Per raccontare questo mondo meraviglioso sono sufficienti 4 domande: esiste solo ciò che vediamo? I luoghi hanno un'energia? Il Genius Loci esiste? Le emozioni si certificano? Quando un Architetto si pone queste domande e si mette su un percorso di crescita che gli permetta di avere delle risposte, che ovviamente saranno del tutto personali, a mio avviso diventa un Architetto evoluto in grado di generare luoghi estremamente positivi e felici. Si tratta ovviamente di una integrazione, non di una sostituzione: tutte le conoscenze tangibili sono “nobilitate” da conoscenze anche sul piano intangibile.


Il nome che ho dato a questo tipo di Architettura che unisce il tangibile l'intangibile è Architettura Evolutiva®. Essa ha il grande pregio di generare Habitat Evolutivi™, luoghi che nutrono il corpo, il cuore, la mente e l’anima delle persone aiutandole a manifestare il loro pieno potenziale. I professionisti che si sentono pronti ad abbracciare questa visione e metterla in pratica concretamente in ogni loro progetto, avranno l'opportunità di entrare in un mercato dove la concorrenza è pochissima e dove c'è molta richiesta. E dove la relazione con il cliente ed il luogo assume un’aura meravigliosa, capace di far rinascere, in chi progetta e in chi vive, sensazioni inaspettate e molto coinvolgenti.

© Edizioni Archos

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