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L’architettura non si insegna, ma si impara

Redazione ArtApp

L’architettura non ha come fine ultimo solo il costruire, ma rappresenta soprattutto un pensiero critico nei confronti della società contemporanea nella quale operiamo

Richard J. Neutra, Neutra VDL Studio and Residences, 1932

La vera guida dovrà provenirci dall’osservazione concreta anziché dalla speculazione astratta….e non si potrà più agire a casaccio… L’architetto al pari di ogni altro artista non può mai dimostrare le cose strettamente parlando. Esse debbono lentamente dimostrarsi da sole agli altri. Ed egli può ritenersi appagato se, nel breve spazio operoso della sua vita, il destino gli accorda il privilegio di stimolare uomini più giovani di lui a proseguire la sua opera, in nome dell’amore per la vita.

Richard J. Neutra


L’architettura non ha come fine ultimo solo il costruire, soprattutto rappresenta un pensiero critico nei confronti della società contemporanea nella quale operiamo. Rappresenta un modo di pensare, osservare e analizzare il presente per definire, attraverso la conoscenza della storia nuovi territori e nuovi strumenti nei quali agire con risposte adeguate ai difetti della nostra contemporaneità. Perdere questa consapevolezza è il problema dell’architettura, ma compito dell’architetto è “explicare et demostrare” (Vitruvio), è rendere concreto il sogno e l’utopia le cui complessità sono difficilmente desumibili solo da insegnamenti teorici lontani dalla pratica. Dall’esperienza derivano competenza, potere e arte. L’esperienza è un cammino, un allenamento che alla fine diviene metodo. Il saper fare tiene lontani dalle bizzarrie linguistiche.


La varietà linguistica non è a vantaggio di una buona architettura che, in quanto arte collettiva, ha bisogno di chiarezza espressiva. “Habitus facendi cum razione” (l’architettura è un fare con molta testa) scriveva Daniele Barbaro (1514/1570) nei 10 libri dell’architettura. Esercitare il mestiere dell’architetto significa lavorare con le vite e i molteplici mondi (interiori e esteriori) delle persone. Capirne le qualità e saperle comunicare trasformando gli spazi in luoghi di relazione e questa è un’attività concreta che parte dalla parola, passa dal disegno per arrivare alla forma solida.


Il valore di un’architettura sta nell’umanità trasmessa dall’oggetto architettonico, nel piacere della comunicazione-comunione con questo altro tanto vicino e tanto lontano.

François Chatillon


Ma la parola si lascia trasportare dalla dialettica, a volte perdendo per strada il contenuto, e l’architettura dalla forma perdendosi a sua volta nella sua rappresentazione grafica. Capirne i limiti significa anche prendere atto di alcuni fallimenti dell’architettura o del mancato pensiero di alcuni architetti anche dei giorni nostri. L’idea è altra cosa dal pensiero e non può farne a meno. Il progetto grafico è spesso direttamente responsabile del solco sempre più profondo che separa chi progetta da chi abita. Così come forse il compiacimento della propria scrittura separa chi scrive da chi legge. Afferma Henri Focillon: “la forma non è che una veduta dello spirito una speculazione sull’estensione ridotta dell’intelligibilità geometrica, finché non vive nella materia.” L’architettura è questa vita della forma nella materia e il tempo ne è fondante parte costitutiva. La sua capacità di interpretare le sensazioni e i desideri, quasi sempre inconsci, e trasformarli in un progetto (pro-jecto), è solo una parte del suo compito.


Riuscire a entrare a farne parte e creare le condizioni perché il sogno si realizzi trasforma l’artista in architetto; addentrandosi in profondità nello studio dei differenti strumenti necessari per renderla concreta anche mediante la capacità di distinguere tra tecnica e tecnologia. Intendendo per tecnica il mezzo culturale dell’arte del costruire necessariamente ispirato alla natura e per tecnologia l’artificio, il prodotto della scienza in continuo aggiornamento e troppo spesso utilizzata come scorciatoia nelle risposte alle complessità umanistiche. L’architetto in quanto coordinatore di specialisti deve conoscere l’insegnamento del passato, solidamente testimoniato da un’architettura ancora presente e viva, permettendo alle nuove scoperte di aggiungersi, senza oscurare le antiche sapienze, affinché la sua opera non invecchi prematuramente con esse.



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