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ROA. Le ali della libertà


Street Art prodotta da un artista di fama mondiale e un gruppo di detenuti

Photo © Chiara Canali

Uno street artist di fama mondiale e un gruppo di persone che stanno scontando pene detentive in carcere o soggette a vincoli giudiziari. Insieme, gomito a gomito, impegnati a dipingere un muro in centro città. È successo a Lecco, su quel ramo del lago di Como, il 7 settembre 2013. In piazza della stazione, sotto gli occhi di centinaia di persone venute appositamente per assistere all’evento oppure di passaggio, da e verso i treni. La star della giornata, senza dubbio, è Roa. Cresciuto a Gand negli anni Ottanta tra hip-hop e graffiti, ha lasciato il suo segno sui muri dei cinque continenti.

I suoi inconfondibili animali, ormai, sono sparsi in tutto il mondo. Si può trovare un castoro gigante a Shoreditch, quartier generale della street art londinese, una lepre addormentata sul bordo del Grand Canyon, in prossimità della Monument Valley, un volatile a Johannesburg, un pipistrello a Parigi o una lucciola in Vietnam. Ma il grande writer belga, quel giorno, non era solo. Una decina di persone (minorenni e adulti) che hanno avuto problemi con la giustizia sono stati eccezionalmente autorizzati a lasciare temporaneamente carceri e comunità per dipingere insieme a lui.

Prima di lavorare, ai ragazzi è stato insegnato come fare. Nei due giorni precedenti al contest con Roa, hanno ottenuto permessi speciali per partecipare a un workshop con Lucamaleonte, street artist romano di fama internazionale, maestro di straordinario virtuosismo nell’uso dello stencil. Sotto la sua sapiente guida hanno preparato le mascherine e hanno imparato a usare le bombolette. Quelli che per i benpensanti ignari dell’arte di dipingere su muro incarnano i simboli per eccellenza del vandalismo, sono diventati, in un ribaltamento di rigidi schemi mentali destinati a infrangersi di fronte all’evidenza, strumenti di riscatto e viatico per un possibile reinserimento sociale, in nome della legalità e del rispetto delle regole.

Per dialogare artisticamente con Roa, Lucamaleonte e i suoi allievi si sono preparati a eseguire, seppure con stile e tecniche diverse, soggetti analoghi a quello che lui avrebbe realizzato.

Ovvero un piccolo stormo di uccellini, che ancora oggi sono visibili a fianco del merlo dipinto dall’artista belga, scelto in maniera tutt’altro che casuale, tra l’ampia gamma di animali che è solito raffigurare, e selezionato perché degno rappresentante della fauna che popola il territorio.

Un omaggio, un segno di rispetto e di attenzione.

Quel sabato 7 settembre, mentre Lucamaleonte e i suoi collaboratori d’eccezione erano impegnati a sovrapporre e accostare le diverse mascherine con millimetrica precisione e con gesti lenti e precisi, Roa dipingeva a mano libera e a velocità impressionante, con la perizia tecnica e la disinvoltura di un maestro del barocco fiammingo. Questa è la cronaca di una giornata particolare, fatta di incontri inediti e di occasioni importanti, che danno speranza e respiro anche a chi sembra averli perduti.

Ma c’è ancora un dettaglio che merita di essere raccontato: quale testimonianza della singolare esperienza e come dedica ai suoi compagni di viaggio, Roa ha voluto legare una zampa del suo merlo con una corda che lo trattiene a terra, impedendogli di spiegare le ali e spiccare il volo.

Articolo pubblicato su ArtApp 16 | LA PRIGIONE

 

Chi è | Michele Tavola

Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in storia dell’arte presso l’università di Torino dopo essersi laureato in lettere alla Statale di Milano e dopo essere stato borsista alla Fondazione Longhi di Firenze, città dove ha frequentato anche la Scuola di Specializzazione in storia dell’arte. In qualità di esperto d’arte ha collaborato con Radio Popolare di Milano e collabora, dal 2008, con il quotidiano La Repubblica.

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© Edizioni Archos

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