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Muri felici

Intervista a Francesco Camillo Giorgino, in arte Millo, street artist che nelle sue creazioni intervalla il bianco e nero al colore


Shangai, 2017


Carlo Pozzi: Parlaci della tua formazione come architetto e descrivi quali sono i collegamenti tra il tuo essere architetto e il lavoro che ti ha “consacrato” come “street artist” globale.

Millo: Sicuramente la mia formazione da architetto trova il suo spazio all'interno del mio lavoro da street artist, non soltanto all'interno delle mie opere ma anche fuori, nei supporti reali che utilizzo. Nello specifico la composizione, le tematiche legate all'urbanistica e allo sviluppo delle città contemporanee sono tre degli aspetti che più mi hanno influenzato.


C.P.: Hai realizzato le tue opere in numerose città del mondo: che rapporto si è instaurato tra quel murales e quella città? Esiste un’adesione al contesto o lavori in totale autonomia? Fai una specie di analisi urbana preliminare della città in cui operi?

M.: Sono solito ricevere inviti a partecipare ad eventi di street art in tutto il mondo e sarebbe bellissimo poter di volta in volta, effettuare dei sopralluoghi preventivi, tuttavia non è sempre possibile, pertanto cerco di instaurare un rapporto molto fitto con gli organizzatori così da farmi raccontare il luogo che dovrà ospitare la mia opera, la sua storia, la sua situazione sociale, ma soprattutto cerco, attraverso lo scambio di informazioni, di collezionare delle serie di immagini che mi permettono di avere un' idea complessiva dello spazio in cui mi troverò. Solo a questo punto mi dedico alla creazione delle mie bozze. In definitiva ogni bozza che poi diventerà un'opera muraria è assolutamente collegata al luogo in cui si troverà.


India, 2019


C.P.: Pensi che gli interventi su facciate cieche abbiano più il senso di “riparazione”-completamento dell’edificio o che contribuiscono maggiormente alla rigenerazione del paesaggio urbano?

M.:Entrambe. Sicuramente riparo alcune aberrazioni e innesco probabilmente alcuni processi di rigenerazione. Tuttavia, non è sempre certo il risultato, inserirei tra le variabili il tessuto sociale in cui le mie opere si collocano.


C.P.: l rapporto nelle tue opere tra l’affollata presenza di edifici e il limitato affacciarsi della natura è esemplificativo di una deriva contemporanea sul tema del (troppo) consumo di suolo?

M.:Assolutamente sì. In fondo quello che disegno seppur estremizzato vuole essere la rappresentazione del nostro habitat quotidiano: le città dove spesso per trovare del verde bisogna prendere la macchina.


C.P.: Nei tuoi murales compaiono quasi sempre architetture e spesso bambini: chiariscici il senso di questa compresenza.

M.: Come dicevo prima, cerco di rappresentare quello che mi circonda e di ambientarlo in una dimensione contemporanea, è per questo che i miei personaggi si muovono goffi all'interno di un mondo-scenario fatto di palazzi e strade. I miei personaggi sono i protagonisti di una realtà spesso ostile che li costringe e giocare con la fantasia; quindi, inevitabilmente vengono associati alla figura del bambino. Per me loro non sono bambini, sono la parte migliore di noi.


Lecce, 2019


C.P.: Cosa pensi della durata di un’opera di street art? Qualora si assista al suo degrado, è meglio lasciarla cedere all’intervento del tempo o si deve pensare a un restauro conservativo?

M.: Personalmente sono favorevole all'ipotesi del restauro, tuttavia la questione è in fase di discussione negli ultimi anni proprio con i beni culturali che faticano a riconoscere a tutti gli effetti la street art come forma d'arte soggetta a tutela. Allo stesso tempo sono dell'avviso che la street art vanta molti artisti viventi e pertanto sarebbe opportuno chiedere direttamente a loro.


C.P.: Intendi attribuire un significato a ogni tua opera o preferisci che chi la guarda ne possa attribuire uno suo?

M.: Ogni opera murale che realizzo è poi comunicata attraverso i miei canali sui quali sono solito descrivere il progetto e dare una mia piccola interpretazione. Ma chiaramente il gioco dell'arte è quello di essere libera ed aperta alle più disparate interpretazioni.



© Edizioni Archos

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