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Tumbbad

Appunti di viaggio - Un percorso in giro per il mondo per imparare nuovamente a stupirsi guardando film e serie tv. Seconda tappa: India


"Tumbbad" di Rahi Anil Barve e Adesh Prasad, 2018


Quando si pensa ai film indiani noi occidentali immaginiamo subito colori sgargianti, abiti colorati e buffe coreografie. Quel tipo di cinema esiste in India ed è decisamente quello che fa grossi incassi, ma sta al cinema indiano esattamente come i cinepanettoni stanno a quello italiano: incassano tantissimo, fanno parte della nostra cultura, ma non rappresentano la totalità delle nostre produzioni (fortunatamente). Ammetto di amare molto questa terra, le sue tradizioni, la sua cucina e moltissimo il suo cinema, che è ricco e creativo. Le commedie indiane sono divertenti e folli, i crime sono bui e violenti, gli horror sono affascinanti e intensi.



Tumbbad parte da una leggenda che racconta della Dea della Prosperità che partorì 160 milioni di divinità. Nella sua mano sinistra vi era oro infinito e nella destra, infinito grano, il suo ventre era la Terra stessa. Il suo primogenito era il preferito, ma anche il più avido, riuscì a rubare l’oro, ma quando tentò di rubare il grano, le altre divinità lo attaccarono. La Dea, impietosita, impedì che venisse ucciso, ma lo condannò a essere dimenticato e mai adorato da nessun essere umano, per sempre affamato, addormentato nel ventre materno. Una famiglia indiana viene a conoscenza di questo segreto e, guidata dall’avarizia, inganna il dio perduto. Questo preambolo ci porta a una storia in bilico tra il dramma e l’orrore. Un film mistico, carnale, che inquieta, spaventa e al contempo insegna.



Il cinema indiano ha sempre un fondamento educativo, cerca di insegnare al pubblico i giusti valori della cultura nazionale: ci sono baci appassionati, il sesso è suggerito, ma mai vissuto, non si impreca né si dicono parolacce… impossibile non trattenere un sorriso quando in Tumbbad ci sono persone che fumano e appare una piccola scritta in basso a sinistra a suggerire che il fumo nuoce gravemente alla salute.



Esattamente come le serie teen americane (fino agli anni 2000) avevano il compito di educare il loro pubblico su certi argomenti scomodi come sesso, droga e problemi sociali, il cinema che viene dall’India insegna ai suoi spettatori valori morali, suggerendo come affrontare la crescita, i sentimenti e le regole. Questo avviene anche in molti film nordamericani, ma quel che non c’è in India è l’aspetto moralizzatore, non simpatizziamo per il bene o per il male, nella cinematografia indiana il libero arbitrio è totale, nel bene e nel male.

© Edizioni Archos

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