For My Best Family
Unendo una nuova installazione site-specific con un film d’arte, il nuovo progetto di Meriem Bennani esplora i modi di stare insieme in contesti sociopolitici
Orian Barki, Meriem Bennani, John Michael Boling E Jason Coombs, Still da For Aicha, 2024 | Courtesy dell´artista
Meriem Bennani (Marocco, 1988) esplora il potenziale della narrazione amplificando la realtà attraverso il ricorso a un immaginario fantastico e all’umorismo e la commistione tra linguaggi tipici dei video di YouTube, della reality TV, dei documentari, dell’animazione e dell’estetica delle grandi produzioni. Nel corso della sua carriera Bennani ha sviluppato una pratica in continua evoluzione caratterizzata da film, sculture e installazioni immersive realizzati con un’ampia flessibilità per mettere in discussione la società contemporanea e le sue identità frammentate, le questioni di genere e il potere onnipresente delle tecnologie digitali.
Per Fondazione Prada Bennani ha sviluppato un ambiente multisensoriale che si articola nei due livelli del Podium, il principale edificio espositivo dello spazio di Milano. “For My Best Family” combina una nuova e vasta installazione site-specific con un art film co-diretto con Orian Barki. Entrambi i lavori esplorano i modi di stare insieme in contesti sociopolitici rappresentandoli in chiave pubblica o intima. “For My Best Family” è il progetto più ambizioso che Bennani abbia mai realizzato in termini di complessità, dimensioni delle opere e durata del processo creativo che ha richiesto più di due anni di lavoro. Segue una linea di programmazione che Fondazione Prada ha tracciato in più di trent’anni di attività, collaborando con artisti internazionali nella creazione di progetti utopici e complessi sia dal punto di vista concettuale sia allestitivo.
Orian Barki, Meriem Bennani, John Michael Boling E Jason Coombs, Still da For Aicha, 2024 | Courtesy dell´artista
Come spiega Bennani, “uno dei temi centrali di ‘For My Best Family’ è il saper stare insieme, chiedersi dove inizia e finisce una persona. Il film si concentra su una madre e una figlia che imparano a stare insieme, mentre nell’installazione il concetto è più astratto e si riferisce alla collettività in senso più ampio, momenti di incontro non verbali, nei quali sembra esserci una forza che prende le sembianze di un corpo multiforme. Come un burattino, la moltitudine diventa una singola cosa, una singola voce, un singolo modo di agire, e tutti sanno esattamente che cosa devono fare in quel momento, a livello ritmico o canoro, per esempio come usare il proprio corpo e pestare i piedi. Mi piace usare l’animazione come mezzo per mettere in discussione lo stare insieme e il significato di essere vivi.”
Al piano terra, Sole crushing è una grande installazione meccanica che anima 192 infradito e ciabatte in un “balletto-sinfonia-rivolta” e una composizione musicale. La colonna sonora è stata composta in collaborazione con il produttore musicale Reda Senhaji noto come Cheb Runner. Questo complesso sistema cinetico è concepito come un arcipelago di gruppi polifonici in cui una moltitudine di ciabatte è disposta in diverse conformazioni: due “orchestre”, due sculture a spirale e un’isola centrale. Ogni oggetto è collegato a un sistema pneumatico che lo rende mobile, vivo e respirante e a una superficie caratterizzata da vari materiali che, come in uno strumento a percussione, amplifica il suono dell’elemento che la colpisce. Questo spazio ludico e organico evoca stati di catarsi generale, eventi caotici o rituali collettivi strutturati come le tradizioni musicali marocchine, tra le quali la deqqa marrakchia, architetture destinate all’intrattenimento come gli stadi, condizioni di delirio o allucinazione e forme di protesta.
Meriem Bennani For My Best Family . Foto di Delfino Sisto Legnani – DSL Studio | Courtesy Fondazione Prada
Sole crushing può anche essere interpretato come una traduzione contemporanea del duende, la forza ampiamente riconosciuta e tuttavia inspiegabile, incarnata dal flamenco, dalle corride e dalle antiche ballate sull’amore e sulla morte tipiche della tradizione spagnola. Durante una conferenza che Federico García Lorca tenne a New York nel 1929 sulla musica andalusa nota come cante jondo, o canzone profonda, il poeta ricorse a una citazione di Johann Wolfgang von Goethe per definire il duende: “una forza misteriosa che tutti sentono e che nessun filosofo può spiegare”. Lorca considerava il duende come un’espressione intimamente connessa allo “spirito nascosto della Spagna sofferente” e “un’esplosione momentanea di ispirazione, il rossore di tutto ciò che è veramente vivo, quello che il performer sta creando in un dato momento.”
Il primo piano del Podium ospita un’ambiente simile a una sala cinematografica per proiettare For Aicha, un nuovo art film diretto da Meriem Bennani e Orian Barki e realizzato con la produzione creativa di John Michael Boling e Jason Coombs. Ambientato tra New York, Rabat e Casablanca, in un mondo popolato da animali antropomorfi e sospeso tra realismo, autobiografia e finzione, questo lavoro è il culmine di un lungo processo creativo che fonde i linguaggi del documentario e dell’animazione 3D.
Orian Barki, Meriem Bennani, John Michael Boling E Jason Coombs, Still da For Aicha, 2024 | Courtesy dell´artista
L’art film e l’installazione fanno riferimento entrambi alla storia del cinema d’animazione. Inizialmente, i cartoni animati esprimevano forze antirealiste e astratte, caotiche trasgressioni alle regole narrative delle immagini in movimento. Entità plasmatiche che, secondo la definizione del regista Sergei Eisenstein, rifiutavano di assumere una forma stabile perché svincolata da limitazioni anatomiche. Negli anni Trenta, con l’integrazione nell’industria cinematografica, i personaggi dei film d’animazione assunsero tratti anatomici più realistici, abbandonando il loro ruolo archetipico per permettere agli spettatori di identificarsi con queste creature fantastiche. Se l’installazione immersiva Sole crushing si riferisce alla prima fase dei film di animazione in cui oggetti comuni prendevano vita, interagivano e rispondevano all’ambiente circostante, l’art film For Aicha esprime pienamente il potenziale narrativo esplorato dall’animazione nella seconda parte della sua storia.
For Aicha segue Bouchra, una regista marocchina di 35 anni che vive a New York. Il personaggio dalle sembianze di sciacallo è raccontato mentre scrive un film autobiografico che affronta l’impatto che la sua omosessualità ha avuto su sua madre Aicha, uno sciacallo cardiologo che vive a Casablanca. La storia mescola la finzione – il film nel film diretto da Bouchra – con un adattamento di conversazioni registrate e avvenute realmente tra Bennani e sua madre. Con tenerezza e umorismo, sia la “Bouchra regista” che la “Bouchra personaggio” cercano di comprendere le sfumature dell’amore e del dolore nel rapporto madre-figlia per poter proseguire con le loro vite. La decisione di Bennani di utilizzare animali animati in questo e nei precedenti lavori è un modo deliberato per far passare messaggi complicati ricorrendo a un immaginario apparentemente innocuo. La forma narrativa dell’animazione diventa così un potente strumento per affrontare temi attuali e controversi in una forma inventiva e coinvolgente.
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