Mediterraneo
Il sapere non è fatto per mostrare il sapere,
ma per agire, per prendere posizione. Per questo
c'è differenza tra gli intellettuali che mostrano
la loro erudizione e quelli che guidano
la cultura. In questo modo, con l'intellettuale
come guida, la cultura diventa energia.
Michel Foucault
Col numero 12 si chiude un ciclo della nostra rivista, partito con l’Arte pubblica e arrivato al Convivio, a conferma che la cultura si genera nell’arte, cresce tra la gente e si alimenta di altre vite in un inesauribile e crescente bisogno di comunicare e stare assieme. In qualche modo dodici numeri propedeutici alla nostra voglia di fare e veder fare cose che costantemente ci stupiscono della potenza dell’arte, motore della nostra cultura verso orizzonti di partecipazione, di inclusione, di ricchezza di sentimenti, dove proprio lo stupore, il sentimento prezioso dei bambini spesso sopito negli adulti, è il vero combustibile degli artisti in grado di portarli verso mete ancora sconosciute. Emozione, stupore e piacere abbiamo registrato in questi quattro anni, tra i partecipanti ai nostri incontri, seminari, scuole, constatando che la cultura si sviluppa attraverso il fare pratico necessario a renderla produttiva e i cui vantaggi stanno soprattutto nell’accrescere il nostro rispetto per gli esseri viventi e la natura che ci ospita, la comprensione dei tempi di maturazione necessari, il rispetto dei luoghi e del prendersi cura della nostra terra.
Ho potuto avere la riprova della potenza politica dell’arte rivedendo recentemente l’opera di Keith Haring al Musée d’Art Moderne al Trocadero a Parigi. La sua pittura, nella magia primitiva dei suoi graffiti, ha il potere immortale della scrittura. La sua arte, fatta di vigorosa denuncia delle ingiustizie sociali e delle oppressioni di ogni genere è risolutamente politica e dimostra che per l’arte la morte dell’autore non è un limite. Per suo stesso dire la morte è senza importanza e questo perché la sua vita è stata una corsa sincera, senza compromessi.
La sua arte, assolutamente personale e contemporanea alla cultura del suo tempo, è, contrariamente a molti artisti della pop art (Warhol compreso), una vera denuncia al consumismo in uno stile di vita cosciente e autentico.
È questo che mi fa desiderare l’arte più di ogni altra cosa. “L’arte – diceva Ludovico Corrao – ne Il Sogno Mediterraneo, è un bisogno primario al pari del mangiare, perché è l’espressione della libertà stessa… l’arte o è libera o non è.” Il 13° editoriale vuole essere il manifesto di un nuovo periodo di ArtApp, a dimostrazione che i progetti culturali possono avere ancora una vita lunga. Inizia un periodo più interattivo all’interno di una famiglia ormai numerosa e sensibile i cui sempre più vari e importanti contributi non riescono a stare tutti su un quadrimestrale di 70 pagine. Per questo ArtApp potenzierà la sua presenza in rete. Gli abbonati potranno entrare nel mondo della rivista in ogni momento, trarne anticipazioni, proporre argomenti, segnalare contributi, partecipare alla redazione e alla diffusione. La rivista, certamente in controtendenza, ha dovuto anche dal punto di vista organizzativo in questi quattro anni prendere coscienza di tutta una serie di inciampi e contraddizioni dovuti soprattutto alla distribuzione che in Italia per le riviste sembra inibita in modo premeditato e indotto.
Superandoli abbiamo consolidato la volontà di andare avanti e sperimentato intuizioni divenute rapidamente certezze: le persone amano partecipare allo sviluppo dell’arte quando possono evitare le grette speculazioni consumistiche, principale causa dell’abbandono del dibattito culturale.
ArtApp in poco tempo si è consolidata come rivista per menti aperte e curiose prendendo consapevolezza che i progetti creativi non sono dominio di specifiche professionalità, bensì di un fare quotidiano consapevole o che consapevolmente è in grado di indagare su atteggiamenti e processi solo apparentemente spontanei.
La cultura non è dominio esclusivo di intellettuali e artisti; se proprio queste categorie ne sono fruitori e beneficiari. Cultura è il fare creativo derivato da un progetto anche intuitivo, ma sempre elaborato dalla nostra vita sociale. Questo nuovo corso di ArtApp ha anche lo scopo di trasformare i lettori da fruitori a distributori della rivista. Per questo il comitato scientifico di ArtApp si rinnova e si espande in una logica di rete. Un gruppo ormai consolidato di collaboratori si confronteranno settimanalmente con la rete, quattro numeri on line che raccolgono trimestralmente il dibattito e i relativi contributi, due numeri cartacei in italiano e in inglese che, come almanacchi, riuniscono i contributi più significativi.
I prossimi editoriali del 2014 che tratteranno il tema della Città e della Donna e che prima venivano diffusi solo al comitato scientifico, verranno anticipati direttamente in rete a tutti gli abbonati. Una traccia sulla quale iniziare il dibattito e la raccolta del materiale.
Così se col primo numero ArtApp prende le sue mosse dall’arte pubblica sulle barricate, per il tredicesimo attingiamo dal Mediterraneo che è l’idea stessa della molteplicità e della multiculturalità. Il luogo dove la felicità, che è l’unica vera cosa a cui aspiriamo, si misura nella storia sulla cultura dell’incontro dei popoli.
Se penso al mar Mediterraneo vedo un grande specchio d’acqua come quelli della savana dove tanti tipi di animali diversi vengono ad abbeverarsi, si incontrano, si sbranano e ripartono per chi sa dove. Eppure dovrei sapere che soprattutto è un grande mare in grado di inghiottire navi e uomini più di qualsiasi altro oceano. Un mare di lotte, di guerre di popoli che hanno combattuto tra loro per poi dare vita a sintesi artistiche, culturali, architettoniche in grado di lasciare il segno dell’eternità. Forse anche i migranti che lo usano per sfuggire alle persecuzioni della fame e delle nuove guerre di sola morte e distruzione lo considerano un grande lago pacifico in grado di traghettarli facilmente verso lidi di speranza.
Nelle reti dei pescatori di Puglia e Sicilia da 20 anni restano impigliati i corpi di giovani donne, di bambini, di tanti uomini alla ricerca di una vita felice che i governi europei ritenuti i più civili della terra gli negano lasciandoli annegare.
Governi, direttamente responsabili con le loro leggi di queste migliaia di morti, che incomprensibilmente non vengono giudicati da tribunali internazionali per crimini contro l’umanità. Contemporaneamente non si comprende come per ottusa che sia la politica dei nostri giorni non riesca a cogliere l’incredibile privilegio tutto italiano nel trovarsi ancora una volta crocevia di passaggio dei popoli.
Un vero giacimento di cultura che i migranti ci portano gratuitamente e che non sappiamo trasformare, come da sempre è successo nella storia, in fucina di rielaborazione e sedimentazione di incredibili ricchezze culturali. Mostrando un ottuso disconoscimento delle radici europee tutte provenienti dal Mediterraneo e in particolare dalla sua sponda sud, africana e mediorientale, l’Europa pare non accorgersi di questo importante snodo politico-economico assolutamente centrale delle questioni internazionali, rivolgendo le sue attenzioni politiche soprattutto all’est.
Trascurando ad esempio la Sicilia, la terra che da sempre è al centro degli scambi culturali del mondo e che gli Stati Uniti, da dopo il loro sbarco, hanno trasformato nell’ideale base di lancio di interessi e trame politiche e spionistiche tutte con un unico pressante interesse sul petrolio.
Un imperialismo economico-militare inaspettato da quella che è stata la prima democrazia del mondo moderno, che ha attuato la sua Costituzione prima di quella francese.
La Sicilia, intrisa com’è di culture che vanno ben oltre il mito greco e romano risalendo a quelle fenice, arabe, normanne – a loro volta ibridate da culture più lontane nel tempo e nella geografia – che si sono misurate con quelle spagnole, francesi, è da sempre il più importante luogo d’incontro dei popoli del Mediterraneo.
Laboratorio di sperimentazione di linguaggi, di arte, di politica e in generale di cultura, ponte tra Europa e Africa, tra Europa e Medio Oriente, torna, con la presenza di centinaia di migliaia di migranti, a essere un polo di internazionalità e quindi luogo ideale per lo sviluppo attraverso l’arte della ricerca della felicità. È in questo contesto, certamente influenzato dall’incredibile forza filosofica e morale di Ludovico Corrao, la cui ragione di vita è stato proprio credere nell’unione di arte, politica, economia e storia, che sono convinto vada ricercata la libertà di questa splendida terra dalla cattiva politica, dalla mafia, ma anche dall’ingiustificato protrarsi dell’egemonia militare degli Usa.
Chi è | Edoardo Milesi
Architetto, Fonda nel 1979 lo studio Archos orientandosi da subito, attraverso la partecipazione a concorsi di progettazione, verso un costruire fortemente connotato da dettami ecologicamente regolati nell’ambito di una lettura “forte” della realtà.nel 2008 fonda con un gruppo di artisti e architetti la rivista “ARTAPP” della quale è Direttore. Dal giugno 2009 è presidente del Comitato culturale della Fondazione Bertarelli. Nel 2012 fonda l’Associazione culturale Scuola Permanente dell’Abitare.
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