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Sofonisba Anguissola

Dario Salanitro

Dopo un lungo restauro sono rientrati a Paternò (CT) due quadri della pittrice lombarda


Sofonisba Anguissola Autoritratto alla spinetta (particolare). Museo Nazionale di Capodimonte VT


Nella chiesa della Ss. Annunziata di Paternò, dal 4 Gennaio sono esposti in maniera permanente due dipinti della celebre artista cinquecentesca Sofonisba Anguissola. La Madonna dell’Itria e la Madonna della Raccomandata, che dal 2020 erano a Cremona, terra d’origine della pittrice, per essere restaurati e a Milano, Catania e appunto Cremona per partecipare ad alcune mostre. Il restauro, necessario per restituire splendore a queste due opere, è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione del prof. Domenico Cretti, restauratore lombardo, di Roberta Carchiolo della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, di Grazia Spampinato dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Catania, e della supervisione dell'architetto Antonio Caruso, direttore dei lavori.


Sofonisba Anguissola realizzò i due quadri tra il 1573 e il 1579, nel periodo in cui visse a Paternò con il marito Fabrizio Moncada, governatore della città. Sofonisba Anguissola proveniva da una ricca famiglia, il padre Amilcare era un importante politico della città. I suoi inizi artistici, risalgono all’età di 11 anni quando suo padre la mandò a bottega da Bernardino Campi, da cui imparò e successivamente sviluppò la tecnica del ritratto. L'artista ebbe apprezzamenti sia da Michelangelo, che da Caravaggio che prese spunto dal suo disegno “Ragazzo morso da un gambero” per realizzare “ Ragazzo morso da un ramarro”.


Sofonisba Anguissola Madonna della Raccomandata; Paternò (CT) Parrocchia Santa Maria dell'Alto


La Anguissola è stata citata in “Vite” di Giorgio Vasari ,e nel tempo divenne una delle migliori pittrici europee. Questi dipinti sono stati attribuiti alla pittrice lombarda nel 1995, quando il critico d’arte Alfio Nicotra ha presentato i risultati di una ricerca certosina sulla Madonna dell’Itria, ma dovettero passare ancora sette anni per trovare dei riscontri agli studi di Nicotra, grazie anche al ritrovamento di un documento del 1579 che in qualche modo conferma l’autenticità dell’opera. Per il quadro della Madonna della Raccomandata, l'attribuzione alla pittrice è incerta, il riferimento a Sofonisba lo troviamo in diversi testi, alcuni dei quali dello storico d'arte Mario Marrubbi, va detto però che tra i critici non tutti sono d'accordo.


La tela rappresenta la Madonna, detta anche della Misericordia, o del Riparo, con le braccia aperte nel gesto di proteggere i fedeli attraverso il mantello. Due angeli la incoronano, e i fedeli protetti sono divisi in due categorie, a sinistra ci sono i religiosi a destra i laici. Tra i religiosi in primo piano è raffigurato il Papa con la tiara appoggiata a terra, invece tra i laici è presente Filippo II di Spagna, riconoscibile per l’aspetto regale,e per il collare del Toson d’oro. Risalta agli occhi la presenza di due donne ai piedi della Vergine, che hanno rispettivamente l’abito rosso e il velo, ed è probabile che quella con l’abito rosso sia Sofonisba. La storia di quest’opera parte dal XV secolo, quando era custodita nella chiesa della Raccomandata di Paternò, adesso scomparsa. Alla fine dell’800 il dipinto, e altri beni della chiesa furono acquistati, sempre a Paternò, dal Capitolo della Collegiata di Santa Maria dell’Alto, dagli anni '70 al 2010 sempre nel paese etneo l’opera venne custodita nella chiesa dell'Annunziata del Monastero delle Benedettine, per poi essere trasferita nella sede di Santa Maria dell’Alto.


Sofonisba Anguissola Madonna dell'Itria; Paternò (CT) Parrocchia Santa Maria dell'Alto


La Madonna dell’Itria, dipinta dall'artista tra il 1578 e il 1579 è un evoluzione dell’iconografia della Madonna Odigitria (Madonna a mezzo busto con in braccio il bambino Gesù benedicente, tipica dell'arte bizantina), che la raffigura seduta su una cassa lignea portata in spalla dai “calogeri”, ovvero due monaci basiliani. Tutta la rappresentazione,si rifà alle leggende del furto e messa in sicurezza dentro una cassa, da parte dei monaci della miracolosa icona che si voleva dipinta dal san Luca e che a lungo era stata considerata dagli abitanti di Costantinopoli una protettrice, prima della definitiva catastrofe del 1453. L'icona, era stata messa nella cassa per sottrarla dalla distruzione da parte degli Ottomani, e venne gettata tra le onde del mare che l’avrebbero portata sui lidi occidentali.


Quest’opera ha una storia particolare, nel paese di Paternò all’inizio era custodita nella chiesa di San Giovanni Evangelista, non più esistente, in seguito venne trasferita nella chiesa di San Francesco alla Collina dove rimase dal 1579 al 1693. In seguito al crollo del tetto della chiesa per via del terremoto della Val di Noto, l’opera fu trasferita nella chiesa di S. Maria dell’Alto dove restò fino agli anni '30 del Novecento, e poi nell’attuale sede per ragioni di sicurezza. L’interesse per la Madonna dell’Itria crebbe negli ultimi anni anche a livello internazionale, grazie alla pubblicazione dell'opera nel catalogo della mostra "Pittrici rivoluzionarie. Sofonisba Anguissola e Lavinia Fontana" che si tenne al Museo del Prado nel 2019.





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